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I personaggi delle fotografie, ma chi sono davvero?

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Gustav Klimt, Il bacio (1907-1908; olio su tela, 180 x 180 cm; Vienna, Österreichische Galerie Belvedere)

Buongiorno!

Vi racconto un pensiero.

Nel quadro, ‘Il Bacio’ di Klimt, il viso dell’uomo è quasi nascosto.

Avvolge la donna, pare, con grande tenerezza e attenzione.

La donna a sua volta, sembra quasi scostarsi, sembra sfuggire al bacio.

Non so perché Klimt lo abbia intitolato così…qui non c’è un bacio. Questo è sempre stato ciò che pensavo e penso, osservandolo.

Forse mi sbaglio, forse no e anche Klimt voleva dirci quanto l’universo maschile e femminile siano spesso distanti e la donna, che anche nel quadro sembra a primo impatto concedersi, ai miei occhi, dimostra​ quanto possano essere lontani i due elementi.

Ora penserete: ma che cavolo ha stamattina la Munari, ha mangiato pesante? Litigato con il marito? Non va di corpo? Morbillo? ( ok mi fermo!😂 )

Bene, torniamo a noi.

Ho fatto un viaggio in Islanda, a cercare una cosa introvabile, senza senso e insistente, che ho trovato! Non è questa la storia che vi racconto…non ora.

Durante il viaggio, avendo molto tempo per pensare e vedendo tanto di meraviglioso, ho cominciato a notare piccole cose.

Un giorno, in un ristorante nel quale mi sono rifugiata per l’acqua incessante, di fronte al mio tavolo, avevo la parete di cui vi mostro l’immagine qui:

Tante fotografie, piccole e più grandi. Tanti sconosciuti di cui ho avuto tempo di immaginarmi le storie, le vite e gli attimi legati allo scatto. Nelle foto sulla parete, due donne piccoline, affette da nanismo, alcune donne in costume e gonne pesanti, del luogo, viste del paese…e così via. Cose normali che spesso si trovano nelle foto d’epoca (nelle foto moderne invece: tette, pizza, tramonti e sushi).

Ma cosa c’entra tutto questo con Klimt?

Tra tutte le foto, l’unica cosa che riuscivo a notare e sulla quale mi cadeva l’occhio era questa immagine:

Me ne sono innamorata. Un insieme di cose mi ha colpita:

Il ragazzino sulla destra che fuma una sigaretta, quella donna vestita di bianco, sullo sfondo a sinistra, l’uomo che abbracciando l’altro, si appoggia sul suo bastone, guardandosi le scarpe.

E ancora … ma cosa c’entra tutto questo con Klimt?

Ecco, quello che mi stupiva di questa fotografia era ed è il ragazzo che avvolge quasi “strozzandola” la donna che tiene le braccia incrociate, girata leggermente su un lato.

Appena l’ho vista ho pensato: proprio come nel bacio di Klimt! Lei c’è, è lì, si fa abbracciare e a primo impatto sembra volerlo, ma forse no, non è così. Non si capisce.

Mi ci sono arrovellata. Ho pensato, chi sei ragazza un po’ imbronciata? Volevi essere abbracciata? Chi è quell’uomo? Gli volevi bene? Vi conoscevate bene? È stato tuo amante? È tu, come ti chiami? Eri felice qui, lo eri in generale?

Quando scattiamo fotografie, esse prendono vita ed è una vita a volte diversa da quella che avevamo sperato o creduto potessero avere.

I personaggi nelle nostre Immagini, carichi di tensione affettiva o narrativa da parte nostra, diventeranno solamente uomini e donne, agli occhi di chi per caso si fermerà di fronte ad una nostra foto, tra cent’anni. Qualcuno osserverà distrattamente, qualcuno noterà un gesto, uno sguardo, un particolare e questo solamente nella fortuita occasione in cui quelle immagini ricompariranno, su un muro, sullo schermo di un pc, in un museo.

La passione, la nostra necessità di ricordare, di prendere proprio quella foto, di dire a tanti: mia madre (sorella, zia, figlio, Giuseppe mio amico, quella casa, quella Chiesa ecc) è qui ora, davanti a me… probabilmente tutto andrà perso e a chi guarderà rimarrà il dubbio sul ‘sentire’ dei personaggi o la certezza sugli stessi sentimenti, ma niente o poco che possa effettivamente essere accertato.

Questo è poetico e forse “agghiacciante” (tipo Antonio Conte) ma fa parte del mio mestiere. Lasciare tracce liberamente interpretabili e libere di per sé.

Ciao Sara

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