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Imparare da Steve McCurry, altro che balle…

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Fotografia di Steve McCurry

Eccomi qui, ancora in difesa di Steve McCurry spesso maltrattato dal pubblico appena istruito (per appena intendo da poco e anche poco).

Il fotografo è passato dal reportage duro, durissimo alle fotografia che maggiormente vengono ricordate. Le fotografie fatte di colori, begli occhi e composizioni perfette.

A maggio del 1979, mentre si combatte tra mujaheddin (ribelli) ed esercito lealista, lungo il confine con il Pakistan, McCurry è uno dei primi fotografi presenti.

Fotografie di Steve McCurry

Sempre lì, pochi anni dopo, una ragazzina appena dodicenne con  occhi verdi stupendi, diventerà uno dei volti più famosi di sempre.

Fotografia di Steve McCurry

Non mi piace la sua fotografia, l’ho sempre detto e mi ripeto qui, ma con questo non voglio assolutamente dire che non valga la pena di imparare da lui, fosse solo per la capacità di ricreare o beccare al volo, immagini con composizioni e distribuzioni dei pesi tonali, a dir poco perfette.

Il casino più grosso, recente, succede quando una fotografia esposta alla Venaria Reale, un fotografo italiano, riscontra una maldestra ‘photoshoppata‘ su una foto scattata a Cuba. Ecco che parte la crociata contro McCurry. Eccheppalle!

Di sé oggi dice:

“Ho sempre lasciato che fossere le mie immagini a parlare, ma ora capisco che la gente vuole che dica in che categoria mi ritrovo. Oggi direi che sono un narratore visuale”

E ancora

Gli anni in cui documentavo i conflitti sono lontani e sono sempre stato un freelance, ad eccezione per un breve lasso di tempo in cui ho lavorato per un giornale locale della Pennsylvania. Alcuni dei miei lavori sono sconfinati nel mondo della fine art e ora sono esposti in collezioni e musei. È praticamente impossibile darmi una classificazione precisa, ma è anche dovuto al fatto che la mia carriera si estende su un lasso di 40 anni e si è evoluta così come i mezzi espressivi sono cambiati“.

Pensavo di poter fare quello che volevo delle mie foto personali sotto il punto di vista estetico e della composizione, ma mi rendo conto che possa risultare fuorviante per le persone che mi vedono ancora come un fotoreporter. In futuro mi impegnerò a utilizzare il programma in misura minima, anche per i miei lavori ripresi durante viaggi personali

Steve McCurry rimane uno dei più grandi maestri della fotografia contemporanea.

Rimane un punto a cui riferirsi per un larghissimo pubblico, un pubblico che sa poco di fotografia, a cui piacciono forme e colori, quindi?

I giovani che si avvicinano alla fotografia, amano le sue immagini molte delle quali sono diventate delle vere e proprie icone del nostro tempo.

Per questi motivi vi allego qui sotto alcuni filmati che lo ritraggono mentre ci spiega cosa sia secondo lui la fotografia e come “farla”. Ciao Sara

Biografia da I grandi fotografi di Repubblica

ll fotografo Steve McCurry è noto in tutto il mondo per le sue immagini di alto valore artistico e documentaristico. Gli studi di cinematografia e storia alla Pennsylvania State University gli hanno consentito di sviluppare e perfezionare il talento in entrambi i settori. Conseguita la laurea cum laude nel 1974, inizia a lavorare come fotografo di un quotidiano di King of Prussia, un sobborgo di Philadelphia, sua città natale. Quattro anni dopo decide di lavorare come freelance, parte per l’India e il Nepal, lascia il lavoro al quotidiano e si converte alla fotografia a colori. Il suo obiettivo è realizzare servizi geopolitici per i periodici. Dopo un avvio lento, McCurry arriva in breve tempo alla ribalta internazionale. Nel maggio del 1979 incontra nel Nord-ovest del Pakistan alcuni profughi afghani che lo informano che nel loro paese sta per scoppiare una guerra. Dopo aver trascorso alcune settimane con i ribelli mujaheddin, schivando l’artiglieria dell’esercito di giorno ed evitando le mine durante i trasferimenti notturni attraverso le montagne afghane, McCurry riesce a tornare in Pakistan con tutti i suoi rullini. Quando la sua fotografia dei combattenti mujaheddin che controllano il passaggio dei convogli russi viene pubblicata sul New York Times, McCurry diventa famoso in tutto il mondo. L’intrepido fotografo cui si devono le rare immagini di un conflitto nascente riceve presto altri incarichi dalle principali riviste. Nel 1980 segue la guerra in Afghanistan per Time e viene premiato con la prestigiosa medaglia d’oro Robert Capa per il miglior reportage fotografico realizzato all’estero con straordinario coraggio e spirito d’iniziativa. McCurry inizia quindi a collaborare con National Geographic, che gli garantisce le risorse e il tempo necessari per realizzare servizi approfonditi (l’indice completo degli articoli è nella pagina seguente). L’immagine della piccola profuga afghana dagli occhi verdi pubblicata sulla copertina di National Geographic nel 1985 lo consacra tra i maestri del fotogiornalismo mondiale ed è ancora oggi una delle fotografie più riconoscibili mai scattate. Nello stesso anno, McCurry ottiene numerosi riconoscimenti: tra questi il premio Magazine Photographer of the Year della National Press Photographers Association e quattro premi World Press Photo. Nel corso della sua carriera McCurry si è ispirato al lavoro di altri fotografi documentaristi come André Kertész e Walker Evans, e ha spesso incontrato il maestro Henri Cartier-Bresson, uno dei fondatori dell’Agenzia Magnum, di cui McCurry è membro dal 1986. McCurry vive a New York. Ha documentato i tragici eventi nella città dopo l’attacco dell’11 settembre 2001 al World Trade Center. Era tornato solo il giorno prima dal Tibet, dove si era recato su incarico di National Geographic. Le fotografie di McCurry fanno parte delle collezioni dei principali musei, inclusi l’International Center of Photography di New York; il Tokyo Museum of Modern Art e il Philadelphia Museum of Art, che nel 1997 ha anche organizzato una mostra itinerante delle sue immagini sull’India. Steve McCurry ha pubblicato numerosi libri (dove disponibile indichiamo l’edizione italiana): The Imperial Way (1985); I giorni del monsone (1989); Sanctuary (2002); The Path to Buddha: A Tibetan Pilgrimage (2003); Ritratti (2003); Sud sud-est (2004); Steve McCurry (2005); Looking East (2006); ll cammino di Francesco (2006); In the Shadow of Mountains (2007); L’istante rubato (2009).

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