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Davvero è solo una fiaba? (seconda parte)

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Se la prima parte vi ha incuriosito, se ne avete preso, perchè così volevate, solo l’aspetto fiabesco della vicenda, va bene così, altrimenti, se la cosa vi ha aperto riflessioni o vi siete posti delle domande, ecco come Michele Smargiassi, sul proprio blog Fotocrazia del 14 marzo 2013, analizzava l’ accaduto:

Storie di gavetta abbondano in tutte le carriere celebri di tutti i mestieri. Qui la fata dai capelli d’argento è un premio, il più celebre e controverso premio di fotogiornalismo. Robert Capa che, non ancora tale, squattrinato esule a Parigi, portava la sua Leica al banco dei pegni tra un servizio e l’altro. Se non ricordo male, lo scoop che gli avviò la carriera, le foto rubate a un comizio di Trotzkij, furono prese con quella macchina che entrava e usciva dal monte di pietà. La dolcezza dell’episodio, e la simpatia istintiva che mi ispira Rodrigues, però, non mi fanno cambiare idea sul ruolo incongruo che i premi stanno assumendo nel meccanismo della selezione professionale del fotogiornalismo: barra doganale all’ingresso di una carriera, quando dovrebbero essere la sanzione del suo successo. Semmai, questa storia mi fa pensare a quel che manca, ma non è sempre mancato, in quel meccanismo. Allora: il problema è impedire lo spreco dei talenti, evitare che carriere promettenti vengano stroncate sul nascere dalle ristrettezze economiche? Ma per questo esistevano, una volta (non so quante ne esistano ancora), le borse di studio, i grant che prestigiose istituzioni culturali o generosi mecenati destinavano a fotografi dotati per consentire loro di mettersi alla prova. La storia della fotografia deve moltissimo a questi mecenatismi, un esempio per tutti, The Americans di Robert Frank. I premi sono le nuove borse di studio? No. Lo possono essere per supplenza, ma concettualmente sono un’altra cosa. I premi vanno in cerca del “bel colpo” e non della bella testa, premiano una performance e non una persona. Sono vetrine pubblicitarie (sicuramente efficaci) ma non palestre per maturare. Sollecitano il conformismo verso stili già ufficiali, approvati, dominanti, e non incoraggiano la ricerca del nuovo. Sono sistemi di omologazione e non di sperimentazione e di rottura degli schemi. The Americans (la cui pubblicazione fu rifiutata in Usa) non sarebbe stato premiato, e invece ha cambiato la visione fotografica di un’epoca. Dove era Canon Portogallo, dove era quella banca quando Daniel vendeva la sua fotocamera? Anziché accorrere come prìncipi pentiti con la scarpetta di cristallo in mano, non potevano pensarci prima della mezzanotte, prima che la fotocamera di Cenerentola si trasformasse in zucca? E ora, ammaestrati dall’esperienza, ci penseranno sopra e istituiranno un grant annuale destinato a un fotografo portoghese, selezionato sulla base di un progetto articolato, consapevole, innovatore?Ne dubito, ma sperare non costa nulla.”

Dopo questa considerazione, la bella favola a lieto fine, assume toni leggermente amarognoli: cosa pensate sia cambiato dopo due anni? Valgono ancora i dubbi sollevati dal giornalista? Lasciateci i vostri commenti, le vostre esperienze e tutto quanto vorrete condividere, attendiamo con piacere

 http://www.danielrodriguesphoto.com/

 http://smargiassi-michele.blogautore.repubblica.it/

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