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La mia battaglia con la Fotografia

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Io sono in guerra con il tempo, sono in guerra da quando ho dato spazio alla fotografia.

Ammiro i miei amici fotografi in giro per il mondo, li ammiro perché camminano su strade accidentate, incontrano il peggio della vita e portano una piccola fiaccola a noi, ci raccontano la disperazione e mentre io lotto con il tempo e la mia testa, loro lo fermano, il tempo.

Lo domano. Ogni fotografia è una scudisciata della frusta sul leone del circo. Tutto si ferma e lì c’è tutto.

La mia battaglia è diversa, è quotidiana, umile ma violenta.

Io li ammiro e li invidio, loro.

Nelle fotografie ciò che guadagnano è l’ispessirsi del contorno della storia del mondo.

Nelle mie fotografie ciò che guadagno lo perde il mio soggetto. Non documento, guardo, interpreto, cerco di spiegare la condizione di alcune situazioni, ma non documento, effettivamente.

Forse avrei troppa paura di scoprire che il battere della vita del mondo, non mi va giù, mi scuote troppo. Se mi imbatto nei lavori del fotogiornalismo, quello straziante, quello che fa incazzare, quello non leccato, i miei peli si sollevano tutti e rimango ispida per un po’.

Tutto in loro è incontrastabilmente vero, la memoria si appiccica alle immagini che producono e il soggetto sopravviverà sempre, pulsante, nel luogo del fotogramma.

Io voglio che la mia fotografia muoia con me. Toglierei anche il vento dalle mie foto.

Sara

E voi che mi leggete, che rapporto avete con le vostre immagini?

La fotografia è del mio lavoro “di treni, di sassi e di vento

Oggi e domani sono nella cacca coi tempi, vi rispondo appena riesco, ciao!

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