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“Se la devi spiegare non è venuta bene” Che stupidaggine! Le foto vanno spiegate.

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“La fotografia rischia sempre di essere fraintesa quando non abbia l’ausilio indispensabile della parola” afferma Jean Keim ne “La fotografia e la sua didascalia”

Io non posso essere che d’accordo.

Troppo spesso mi capita di sentire questa frase “Se la devi spiegare non è venuta bene” (tra l’altro parte di una frase di Ansel Adams). Ma chi cavolo lo ha detto? (A parte Adams intendo!) Non è così. E’ una bugia! Non è solo così…

C’è un legame  tra fotografia e spiegazione (didascalia), l’insieme delle due dona la comprensione del significato dell’immagine, sicuramente a un livello più alto. A meno che non si voglia godere della fotografia solamente a livello estetico.

L’immagine va contestualizzata dal punto di vista biografico, temporale e geografico, altro che palle…lo vediamo soprattutto sui giornali, ma non solo.

Pensate a quanti progetti perderebbero di significato se non accompagnati da testo.

Lo studioso afferma anche “la comunicazione trasmessa da una fotografia senza didascalia, rimane indecisa, imprecisata”.

Anche io non sono d’accordo con le teorie di coloro che affermano l’esistenza di un linguaggio fotografico e concordo con Barthes secondo cui la fotografia sarebbe un “messaggio senza codice”.

Da fotografi scegliamo una proporzione del reale, la prospettiva e il colore, l’ottica ecc…come può chi osserva le nostre fotografie comprendere ciò che abbiamo escluso dallo scatto? Come può comprendere il contesto, se non spiegato?

Certo, se ci si basa su una lettura superficiale, possiamo elencare gli elementi contenuti in un’immagine, ma non il suo significato completo, possiamo immaginare alcune cose e interpretarle a seconda di ciò che siamo e conosciamo.

Questa è una piccola citazione, parte di un articolo di Michele Smargiassi su Repubblica

La didascalia, per Franco Vaccari, dimostra appunto questo, che la fotografia non possiede un suo codice univoco, una grammatica che ne sciolga il senso come accade con le frasi della scrittura. Se le fotografie parlassero così chiaramente, la mise giù con ironia Mark Twain, nessuno avrebbe inventato le didascalie.

Nel caso di progetti fotografici di più immagini, mostre, libri ecc…la didascalia risulta essere la presentazione, la sinossi che comunemente troviamo ad inizio mostra che spiega l’intero tema del lavoro inquadrandolo in un contesto più preciso e funge da chiave interpretativa per il tutto.

Vi faccio un esempio concreto:

Osservate queste immagini e ditemi cosa capite…

Scrivetelo pure qui sotto come commento all’articolo.

Vi aspetto settimana prossima per la seconda parte dell’articolo, ciao

Sara

Seconda parte

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