La biennale di fotografia femminile a Mantova.

L’Associazione culturale La Papessa organizza la Biennale della Fotografia Femminile dal 5 all’8 marzo 2020 a Mantova, città d’arte e di storia, eletta capitale della cultura per l’anno 2016.

Il tema di questa prima edizione della Biennale è il lavoro. Alla manifestazione verrà presentata una selezione di progetti di fotografe professioniste nazionali e internazionali. Queste mostre verranno allestite nei luoghi storici della città e rimarranno attive per tutto il mese di Marzo.

Musa fotografia sarà presente con le autrici vincitrici del “Premio Musa per donne fotografe”. Siamo molto felici di dare questa opportunità alle fotografe selezionate!

Mariagrazia Beruffi e Claudia Amatruda presenteranno quindi i loro lavori al festival!

Nel corso delle quattro giornate, si svolgeranno inoltre workshop creativi, conferenze, presentazioni delle autrici e delle mostre, con la partecipazione di personaggi di rilievo non solo nel settore della fotografia. Ci saranno anche letture portfolio, interviste, e una Open Call aperta a tutte le nazionalità sulla tematica scelta per l’evento, un’opportunità unica per esporre i propri scatti nei luoghi pubblici di Mantova.

Qui tutte le informazioni

Ecco le autrici esposte:

ANNALISA NATALI MURRI

Cinderellas

Fotografa bolognese, dopo gli studi in fotografia architettonica e urbana a Valencia ed una laurea in ingegneria, avvia una serie di progetti personali e documentaristici.

Le Cenerentole, Cinderellas appunto, di questa storia non sono principesse delle fiabe, ma Hjiras del Bangladesh. Un tempo venerate e rispettate per la loro appartenenza al “terzo genere”, oggigiorno queste donne transgender soffrono invece gravi situazioni di povertà e negazioni di diritti, trovandosi costrette a prostituirsi per sopravvivere. Ma non è la tragedia di queste discriminazioni che ci viene mostrata nelle immagini in bianco e nero di Murri. Il suo ritratto delle Hijiras è piuttosto un incontro intimo, silenzioso e profondamente rispettoso.


CLAUDIA CORRENT

Vorrei

Bolzanina, si diploma in Design e studia filosofia, approfondendo sia l’aspetto comunicativo che estetico dell’immagine.

Esplorando il concetto di “vita laburista”, i dittici del progetto Vorrei presentano gli studenti adolescenti di una scuola professionale di Bolzano accanto alla descrizione scritta dei loro sogni per il futuro. In queste foto, l’autrice problematizza il sistema lavoro di cui siamo tutti parte, mostrandocelo con gli occhi di chi sta per entrarvi per la prima volta. I giovani studenti delle foto sono ancora in un limbo in cui la giovinezza è carica di sogni, di energia, ma anche di obiettivi. Ognuno di loro restituisce allo spettatore una parte di sé, della sua personalità in divenire, posando per Claudia Corrent con libertà e intensità.


RENA EFFENDI

Transylvania: built on grass

Fotografa documentarista attiva dal 2001, è originaria dell’Azerbaijan. Le sue immagini indagano l’umano, le persone e la cultura in contesti di ingiustizia sociale, conflitto e sfruttamento.

In Transylvania:built on grass ci trasporta in una Romania rurale che sembra sospesa nel tempo. Il lavoro nei campi, nei pascoli e nelle fattorie è portato avanti secondo metodi tradizionali secolari, è un mondo dove la fatica è uno sforzo manuale collettivo a cui partecipa ogni membro della famiglia. Lo sguardo di Effendi riesce a catturare la doppia dimensione di una società rurale ancora non toccata dalla industrializzazione del lavoro: se da un lato sembra di osservare i frammenti di un mondo di fiaba, dall’altro la durezza della vita agreste si può leggere nelle azioni, negli sguardi e nei volti segnati dei vari membri della comunità.


SANDRA HOYN

Fighting for a Pittance

Fotogiornalista tedesca, dal 2005 Hoyn si occupa di progetti legati ai diritti umani e a tematiche sociali e ambientali.

Attraverso una serie di immagini in bianco e nero, Fighting for a Pittance documenta la durezza dei combattimenti minorili di boxe in Thailandia e lo sfruttamento ad essi connessi. Le foto ci mostrano non solo la violenza del ring, ma anche la pressione psicologica che va di pari passo con la competizione sfrenata. Bambini e bambine si allenano portando il loro corpo e la loro mente al limite, mentre vestono gli abiti di lottatori adulti.


DARO SULAKAURI

The black gold

Sulakauri studia cinema e fotografia a Tbilisi, Georgia, per poi diplomarsi in fotogiornalismo documentaristico all’ International Center of Photography di New York.

Nella città di Chiatura, in Georgia, l’oro ha il colore nero del manganese, metallo estratto a taglio aperto. In questo luogo si trova la più grande riserva di manganese di tutto lo stato e la comunità locale è per lo più impiegata nel lavoro di estrazione. The black gold ci porta nel vivo delle condizioni lavorative dei minatori georgiani di Chiatura. Ogni giorno gli uomini si avviano verso le mine, lavorando in condizioni durissime e pericolose per 8-12 ore al giorno per un salario di 270 dollari. Il progetto è accompagnato da un’installazione sonora.


ERIKA LARSEN

Work in progress

Fotografa statunitense, si avvale di linguaggi multimediali per indagare e raccontare culture che mantengono legami molto stretti con la natura.

Uno dei suoi lavori più noti è un reportage sui Sami dal titolo “Sàmi, Walking with Reindeer”, culminato in un libro nel 2013. Dal 2017 è Fellow del National Geographic, per il quale segue un progetto in evoluzione sulla connessione tra gli animali e i popoli indigeni delle Americhe. La sua fotografia rivela i legami invisibili che uniscono i luoghi e le culture ad essi legati, inclusi i sistemi di credenze. Alla Biennale mostrerà le immagini inedite del progetto su cui è attualmente al lavoro, che riguarda la pesca del salmone in Alaska.


ELIZA BENNETT

A Woman’s work is never done

Artista britannica, classe 1980, studia design e fashion design prima a Stafford, poi alla Middlesex University.

Il ricamo è tradizionalmente associato all’idea di lavoro femminile, inteso come opera minuziosa e agile, distante dalla fatica fisica del lavoro maschile. In A Woman’s work is never done, Eliza Bennett sovverte questa contrapposizione tra lavoro maschile e femminile, usando lo strato superiore della sua pelle come tessuto da ricamo. Usando una tecnica considerata femminile, l’artista ci restituisce l’immagine rappresentativa di quelle mani di donne impiegate in occupazioni ancillari e invisibili alla società mostrando come il lavoro delle donne sia ben lungi dall’essere facile e leggero.


NAUSICAA GIULIA BIANCHI

Women Priests Project

Fotografa documentarista profondamente orientata sui temi della spiritualità legata al femminile e del divino.

Nel mondo Cattolico l’ordinazione dei prete donna è ancora vietata e come tale rappresenta ancora un tabù in tutta la comunità Cattolica mondiale. Chi trasgredisce a questa regola viene punita con la scomunica. Ciò nonostante negli ultimi decenni è nato un movimento internazionale di donne che hanno deciso di disobbedire, facendosi ordinare prete e avviando un processo profondo di rinnovamento spirituale e religioso all’interno delle comunità cattoliche dove vivono. Con Women Priests Project Giulia Bianchi raccoglie i racconti e i volti delle portatrici di questo cambiamento senza precedenti. Nelle sue immagini evocative ritroviamo scorci di luoghi tanto famigliari quanto carichi di novità grazie al ruolo trasformativo della spiritualità femminile.

Dicci cosa ne pensi...