La serialità in fotografia

Ciao, oggi vorrei mostrarvi qualche esempio di fotografi seriali, a dimostrazione che la serialità in fotografia ha un suo preciso significato e non è affatto banale. Vi segnalo alcuni lavori che a me sono particolarmente piaciuti. Sicuramente mi sarò persa qualcuno, ma nel caso segnalatemelo. Alcuni lavori sono davvero eccezionali. Spero piacciano anche a voi.

Anna

Per cominciare, ecco una citazione dal film Smoke – Le fotografie del mio angolo, che vi può aiutare a meglio comprendere ed apprezzare il significato della serialità. Se non lo avete visto, lo consiglio caldamente.

Ogni mattina, alle otto in punto, Auggie Wren, gestore di una tabaccheria piazza il cavalletto e la macchina davanti al suo negozio e scatta una foto all’angolo fra la Terza Strada e la Settima Avenue: “E’ per questo che non vado in vacanza – dichiara – , devo stare qui ogni mattina, alla stessa ora, ogni mattina nello stesso posto alla stessa ora. E’ il mio progetto. Quello che puoi chiamare il lavoro della mia vita. E’ la documentazione del mio angolo”. L’amico scrittore è un po’ sconcertato nel vedere tante fotografie che sembrano tutte uguali.  Questo il dialogo che ne scaturisce:

“PAUL Ma sono tutte uguali.
AUGGIE Il posto è lo stesso, ma ogni foto è diversa dall’altra. Ci sono le mattine col sole e quelle con le nuvole, c’è la luce estiva e quella autunnale. Ci sono i giorni feriali e quelli festivi. C’è la gente con cappotto e stivali e gente in calzoncini e maglietta. Qualche volta la gente è la stessa, qualche volta è diversa. E talvolta la gente diversa diventa la stessa mentre quella di prima scompare. La terra gira intorno al sole e ogni giorno la luce del sole colpisce la terra con un’inclinazione diversa. “

Ma cominciamo con gli esempi pratici.

Come primo esempio di serialità, anche da un punto di vista storico/cronologico, comincerei con i coniugi Becher, che  alla fine degli anni Cinquanta cominciano a fotografare strutture industriali nella valle della Ruhr. Nei decenni seguenti fotografano fabbriche e strutture affini in Europa e negli Stati Uniti, ordinandole per tipologie. Ecco qualche esempio:

Immagino che i Becher siano piuttosto conosciuti ai più di voi e avrete visto più o meno tutti queste immagini. Oggi vorrei quindi, mostrarvi qualcosa di più nuovo e moderno. E magari a voi sconosciuto.

Ad esempio, Peter Funch, che con 42nd and Vanderbilt, in sostanza replica in chiave più moderna, il lavoro del nostro Auggie in Smoke: scatta immagini ogni giorno tra le 8.30 e le 9.30, dal 2007 al 2016, all’angolo sud tra la 42 strada e la Vanderbilt Avenue a New York. Le immagini sono veramente tantissime ed è proprio questa la forza del lavoro. Addirittura, si vedono alcuni personaggi abitudinari che si rivedono, sempre uguali a se stessi o che invecchiano e cambiano il proprio aspetto o atteggiamento nel corso degli anni. Davvero interessante. Qua sotto qualche esempio.

Un altro fotografo che si è cimentato con alcuni progetti seriali è Nick Turpin. In particolar modo a me sono piaciuti i suoi due lavori Phone Nation, che raffigura immagini di persone su sfondo neutro, di spalle con un telefonino in mano. Straniante.

e Through a glass darkly, fatto di immagine di persone riprese attraverso i vetri di un bus notturno. Che ne pensate? A me vien voglia di vederne all’infinito.

Facciamo ora un salto geografico in Italia, con l’amico Alex Liverani, anche se le fotografie di questo progetto sono state scattate a Londra. Il lavoro si chiama Break into Break. I soggetti sono impiegati della City o comunque lavoratori londinesi, ripresi da Alex durante le loro pause (break) dal lavoro. L’elemento geometrico è fondamentale e il bianco e nero crea una sorta di texture con gli sfondi, che trovo molto interessante.

Il prossimo lavoro seriale che mi ha colpito si chiama Shadows (titolo originale in spagnolo De entre las sombras), del fotografo spagnolo Rodrigo Roher, che ha ritratto figure umane (o parti di esse) che emergono dal buio, illuminati solo parzialmente da una lama di luce. Suggestive.

E che dire di Tanztee di Andrea Gruetzner? La fotografa tedesca si è divertita a riprendere il dettaglio delle braccia e dell’abbinamento degli abiti – un incontro scontro di fantasie – in coppie di ballerini (probabilmente tedeschi e di una certa età). Immaginatevi la serie appesa al muro, una foto accanto all’altra. Davvero potente come effetto visivo.

Mi raccomando, se avete qualche “serial photographer” da segnalare, fatelo nei commenti a questo articolo, che magari ne facciamo una seconda puntata. Grazie! Ciao, Anna

10 pensieri su “La serialità in fotografia

      • Complimenti e grazie Anna.
        Giusto per dirlo a te: anch’io credo di essere stato “seriale”, per un anno intero, senza importanza del soggetto, ho fatto una foto per ogni santo giorno! Not bad!

  1. Ciao! Grazie a tutti voi che avete apprezzato l’articolo e per le segnalazioni! Vedo che di “serial photographers” ce ne sono tanti… 🙂
    Darò un’occhiata con calma a tutti i vostri lavori e se trovo qualcosa di interessante, magari facciamo un altro articolo sul blog.
    Ciao
    Anna

  2. Grazie Sara, articolo as usual molto interessante. Io inserirei in linea a Rodrigo Roher, forse il pioniere Philip Lorca Di Corcia.

    E poi Massimo Vitali.
    Altri in arrivo;)

  3. bell’ articolo, molto. Per me la serialità riesce ad essere un discorso. Potremmo aggiungere Karl Blossfeldt.
    Ma forse di più Nicholas Nixon che ha fotografato dal 1975 al 2014 sua moglie con le sue 3 sorelle.
    Sono passaggi legati al tempo.
    Non ho un sito, ma mi piacerebbe mostrarvi qualche mia sequenza.

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