Intervenire nella scena, voi lo fate?

A volte, per strada, mi capita di vedere gesti o espressioni, di essere coinvolta in piccole situazioni che si rivelano, ai miei occhi, eccezionali. Ma manca qualcosa. L’attimo perfetto, il momento che nella testa ti fa fare click. Immancabilmente me ne vado, consapevole che la foto stava per arrivare lì, pronta a farsi prendere, quasi c’era.

Io per scelta me ne vado, sempre. Mi è capitato solo un paio di occasioni di far fermare il soggetto e già mi è sembrato strano.

Una delle due fotografie è questa:

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

Da “Be the bee body be boom” Sara Munari

Scattata a Bucarest, l’anno scorso. Il ragazzo si cambiava sotto una rampa per pattinatori, half pipe.

Da lontano ho visto le righe sul suo petto e mi sono avvicinata a passo veloce. Lui mi ha guardata e si è letteralmente bloccato, non capiva come mai gli andassi incontro così velocemente. Credo fosse anche un po’ preoccupato!

Comunque in questa occasione, ho sicuramente cambiato le scelte che avrebbe fatto il ragazzo da solo, senza il mio intervento.

E’ stato più forte di me.

I fotografi, per strada, non hanno tutti lo stesso atteggiamento.

C’è chi preferisce chiedere: “Lo rifaresti per me?”

In qualche caso le persone saranno ben contente di ripetere l’azione. Se dovesse accadere, state ben attenti a far rimanere la fotografia “fresca”. Mi spiego meglio.

Generalmente chi si sente fare questa richiesta, sapendo di essere fotografato, cambierà espressione o atteggiamento. Fate in modo che questo non sia visibile nello scatto, la fotografia, a mio parere dovrebbe comunque sembrare “candid”.

Certo non credo che la soluzione migliore sia dire “Fai finta che io non sia qui”, come ho spesso sentito dire…ma il risultato dovrebbe essere quello, insomma.

C’è chi vi ignorerà completamente e chi invece riderà e avrà completamente stravolto il senso della vostra fotografia. In questi casi, state lì a “giracchiare” fino a che non tornerete trasparenti e se la situazione lo permette ancora, scattate la vostra immagine.

Non giudico nessuna delle due scelte migliore dell’altra (la mia di andarmene o quella di intervenire), so solo che parte del mio divertimento è “beccarla al volo” la foto. Questo è il motivo per cui evito di intervenire, sarei meno soddisfatta e mi divertirei meno.

E voi cosa fate in queste situazioni?

Ciao

Sara

21 pensieri su “Intervenire nella scena, voi lo fate?

  1. Io non ho questo problema perché proprio il momento magico non lo becco mai. Ma comunque mi chiedo, e cerco di indagare nel mio piccolo, se questa questione del momento magico da catturare sia così reale oppure no. Alla fine non sono tutti momenti magici?pezzi di vita vissuta comunque?non ricordo chi (e chiedo venia) sosteneva che il momento magico fosse quello prima di quello che si crede. Comunque al di là di questo, se ho una foto in testa che posso replicare a mio piacimento, faccio il possibile (se ovviamente la situazione lo permette) per portare a casa lo scatto, in fin dei conti ciò che conta non è il messaggio che si vuole imprimere sulla foto, e sul come lo si raggiunge può ritenersi secondario?

  2. Non credo ci sia una risposta univoca alla tua domanda. Ognuno ha il proprio modo di fotografare, ma se l’occasione lo richiede bisogna avere anche la prontezza di forzare le nostre abitudini. Io sono un po’ come te se posso sto fuori dalla scena ma qualche volte m’è capitato di chiedere o di mettermi proprio davanti

      • Sono completamente d’accordo con te, Sara, se mi devo creare io lo scatto allora tanto vale che prenda carta e matita e mi faccio un bel disegno, così faccio quello che voglio e se viene bene posso anche esserne fiero. 🙂
        Ah… il tutto sempre se rimaniamo nell’ambito della street photography, ovvio, mentre se parliamo di foto “di lavoro” come cerimonie o foto in studio la cosa cambia radicalmente.

  3. Anch’io sono per L’ invisibilità del proprio scatto ,tanto la foto ,lo scatto migliore è sempre quello che farai .Ciao Sara

  4. Per quanto si debba sempre giudicare situazione per situazione, anche io tendo a seguire la “regola classica” alla HCB: il fotografo vede, ma non si deve vedere. Anche perché, francamente, mi pare molto difficile mantenere la foto “fresca”, come dici tu. Del resto, è un’applicazione fotografica di una delle teorie quantistiche di Eisenberg: l’osservatore modifica la natura dell’osservato.

  5. Ciao Sara, riflettiamo sul fatto che al “pubblico” ( e cioè alla foto), non interessa tutto questo. La foto di per se, ed il pubblico che la guarda, non interessa ne conoscera (raramente) mai la storia che ci sta dietro.Se l’obbiettivo dell’immagine è l’immagine stessa (il fine è il fine non il mezzo) , non dovremmo aver dubbi su come agire (senza per forza arrivare a mentire – cosa sempre -male- secondo me). Sicuramente ognuno poi si pone con le proprie modalità e sfide (che perchè no, possono diventare il proprio”stile”), ma non facciamole diventar rigidità (anzi facciamo qualche esercizio opposto alle nostre “timidezze”?) : altrimenti ci si pone da protagonisti nel riguardo della foto quando tu stessa ben ci insegni che al mondo: del fotografo, delle fatiche che fa e del fatto che “non poteva far di meglio”, non interessa niente! 🙂

  6. Interessante l’argomento. A volte di fronte ad alcune immagini (street) mi sorge il dubbio che siano forzate. Io, in linea di massima, non costruisco la scena e non chiedo ai soggetti di ricrearla perché in quelle poche volte che mi è capitato, trovo che si noti ed inoltre non sono soddisfatta eticamente dello scatto ottenuto. Nulla toglie che posso apprezzare chi riesce ad ottenere uno scatto purché appaia “naturale”. Un giorno a Castelnuovo di Porto ho ascoltato, durante la presentazione della sua mostra, PierGiorgio Branzi che dichiarava di aver messo in un punto chiave suo fratello od un ragazzino e devo ammettere che la scelta fu magica!

Dicci cosa ne pensi...