Siete buoni editor o buoni fotografi?

Buongiorno, oggi proverò a pensare al contrario, oggi remo contro il perfezionismo.

Come?

Bene, oggi vi suggerirò di scattare foto di merda, per un lungo periodo. Così, quello che vi gira, uscite e scattate.

B6

Fotografia di Chema Madoz

Del resto molti dei più grandi fotografi dichiarano di riuscire a tirar fuori dai propri lavori, una foto buona al mese, cosa possiamo fare noi, se non scattare 2000000 di fotografie, per ottenerne una buona?

Quindi, non abbiate paura di scattare foto schifose, continuate a scattare.

Probabilmente, avendo meno aspettative, se non avete un progetto a cui pensare, avrete la possibilità di tirare fuori qualche scatto buono.

Poi arrivate a casa e cercate di osservare le vostre immagini, tantissime, nelle cartelline del computer, distinte per data. Probabilmente passerete più tempo a riguardare le foto fatte che tempo a farle, d’ora in poi. Ma del resto, da quando c’è la fotografia digitale, anche questo può capitare.

Quindi sedetevi, salvate le fotografie, aprite le cartelle. E adesso siate brutali. Eliminate tutto, tutto quello che vi sembri pessimo e anche solo appena buono, tenete solo gli scatti migliori.

Forse non sarete fotografi, ma imparerete sicuramente ad essere buoni editor di immagini e anche questo può funzionare, …forse.

Vi dico questo perché credo che anche dalle foto raccolte per strada, senza particolari ragionamenti, si possa imparare.

Molti progetti di autori conosciuti, sono nati da errori che loro stessi hanno ammesso di aver fatto. Un errore, in sostanza, può diventare un metodo.

Quello che spero, suggerendovi questa cosa, è che in fase di editing, sappiate poi riconoscere, nell’errore in fase di scatto, la potenzialità di una BUONA fotografia.

Molte delle persone che conosco mi dicono:  non capisco quali siano le foto migliori che ho scattato, non so se sia meglio una o l’altra.

E voi riuscireste? Riuscireste tra 10000 fotografie, a tirare fuori qualcosa che, anche lontanamente, possa diventare uno stile, il vostro stile? A me pare difficile quanto fotografare per strada, io continuerò con il metodo: Sara non scattare se non ha un caz da dire.

Magari per voi è diverso, che dite? Io non posso escludere che in qualche caso possa funzionare.

Ciao

Sara

15 pensieri su “Siete buoni editor o buoni fotografi?

  1. Ciao,
    penso che il tuo articolo di oggi susciterà un mezzo vespaio… 😉
    Parto con una premessa: esistono tanti modi di “fare fotografia” , e come alcune pratiche – estremizzando – prevedono il riporto tel quel di quanto scattato al momento, altre contemplano alla grande il ruolo del caso. Caso che sempre gioca una parte nella produzione fotografica: anche quando non ci sembra, anche quando crediamo di dominare il processo completamente.
    Detto questo, però, anche quando lasciamo che il mezzo e l’occasione creino autonomamente un qualcosa che poi dovremo riconoscere, cogliere ed eventualmente modificare in realtà supervisioniamo la produzione dal primo all’ultimo istante. Semplicemente, nel mix alla base di ogni fotografia, attribuiamo più importanza ad un certo apporto concettuale che magari in altri progetti o pratiche è meno sviluppato, un ragionamento che prevede – appunto – un approfittare del caso più marcato e in una certa direzione.
    Ora, io comprendo l’esercizio di rivedere – con più calma, senza il pressing di un predeterminato sbocco – un po’ di foto scattate in passato, lasciando che il cervello le consideri diversamente e si accorga di qualche tensione o filo conduttore mai esplorato eccetera. Può essere proficuo e gettare basi per inattesi sviluppi. In questo senso, il tuo messaggio di oggi ci sta, e lo sottoscrivo: mai spegnere gli occhi.
    Lo “scattare, a lungo, foto di m…., uscite e scattate” mi sembra però eccessivo. Certo, fra 1000 foto ne salterà fuori qualcuna. Ma non trovi siano troppe le controindicazioni? Dal “qualcosa salterà fuori” cosa può veramente uscire? Una foto da wow? Una maggiore considerazione e attenzione al processo di selezione e postproduzione, capaci di trasformare il ferro in oro?
    E’ vero, anch’io mi imbatto in persone che scattano (grazie al digitale) 1000 foto e poi non le sanno scegliere e chiedono aiuto. Però: se questo succede quando dette persone hanno comunque uno scopo (fosse anche un bella foto della famiglia in vacanza o un tramonto) figurati quando le mettiamo a scattare a caso… invece di aiutarle nella selezione a riconoscere ciò che più veicola il loro intento, per quanto di ampio e generico respiro, invece che indurle a pensare prima le motivazioni del loro click (cosa che di solito comporta la riduzione degli scatti) li invitiamo a trasformarsi in mitragliatici, che magari ci scappa una foto da like o da concorso (perché lì, nonostante le tue migliori intenzioni, si finirebbe: se uno non riesce a scegliere fra cento foto delle gita di domenica pensi che scattando a caso possa cominciare un percorso più autentico e di spessore?).
    No, credo che l’invito oggi come oggi debba essere proprio il contrario, quello di fermarsi a pensare, e – se si vuole produrre qualcosa che abbia un senso oltre il ricordo familiare – quello di “formarsi”, crearsi sui libri una cultura visuale. Che contempli anche il ruolo del caso, eh: ma supervisionato. Anche l’artista che appende al collo di una mucca una macchina fotografica parte da una base concettuale: lo “spara-spara”, a lungo e a casaccio è una mortificazione del valore della fotografia, la sua riduzione a tentativo, la giustificazione di una tensione, di solito frustrante e inconcludente, verso comunque dei “risultati”: che siano costati fatica fisica, intellettuale o botte di fortuna meno importa… l’importante è che arrivino, e allora si provi anche questa lotteria. No, non ci sto.
    Scusa ma considero talmente importante il caso in fotografia che credo meriti un approccio diverso.
    Ciao!!

    • Ciao, grazie per essere intervenuto, la tua riflessione e’ esattamente quello che avrei voluto stimolare. Spero che nessuno si ritrovi a prendere fotografie a caso, lo predico da sempre. Volevo solo far riflettere su quanto si sia editor del proprio lavoro, rispetto a fotografi. Grazie😃

    • Ciao, grazie per avermi scritto. A luglio nessun vespaio, la gente pensa al mare e alle foto che farà lì 😃. Il mio voleva essere un modo per far ragionare sul fatto che anche in fase di editing, chi non e’ capace di scattare “buone” foto, farà fatica a riconoscere buone foto. Quindi, siamo pinto e a capo. Sono d’accordo con te per del resto. Ciao Sara

  2. Un articolo volutamente polemico, o volutamente scritto per scuotere gli animi?
    Mi è comunque piaciuto un sacco, e penso che tu l’abbia scritto per scuoterci un po’ e farci fare un piccolo esame di coscienza. Sono pero’ convinto (e qui so di essere cattivello) che molti continueranno a scattare 432908473289423 foto e a selezionarle male perchè non sono stati scossi abbastanza 🙂

  3. Ciao Sara, il tuo suggerimento non é affatto sbagliato! Scattare ti favcapire tante cose, ti aiuta a cogliere l’attimo, ti aiutano a saper scattare nel modo giusto e documentare tutto ció che ti circonda. É un esercizio e siamo fortunato a vivere nell’era del digitale dove puoi scattare fino a riempire la memoria sena preoccuparti del costo della stampa. Le foto sono lí, slo schermo e puoi vederle e rivederle migliaia di volte. La nota negativa potrebbe diventare quella di mettere in rete una quantitá di immagini senza senzo e senza anima insieme tantissime che possano raccontare una storia e non riuscire piú a riconoscere il senso dell’essere un fotografo e il senso dell’arte fotografica. Dopo aver scattato tanto bisogna cominciare a riconoscere la propria personalitá e dirigersi verso la propria strada, magari scattando un po’ meno, ma senza smettere mai di farlo. In fondo, siamo fotografi con la macchina in mano, senza saremo solo degli osservatori.

  4. I fotografi “moderni” hanno bisogno di postare nei gruppi per raccogliere “like”. Non importa se è il gruppo “casalinghe arrapate guardando Quark” o “camionisti con la madona di lourdes sul parabrezza”. L’importante è raccogliere i like. Questo da la misura di quanto siamo bravi. Perdiamo la criticità di ciò che facciamo. Non importa se guardando una nostra foto ci emoziona. Importa se ha avuto almeno 50 like. Poi mi raccomando!!! Mai postare nei gruppi di “FotografI”, se non sei famoso sono molto avari di like… la gente potrebbe pensare che se ti metto un like è come dire “cazzo, sei più bravo di me”. D’altra parte una volta annoiavamo amici e parenti con estenuanti priezioni di diapositive… ora cambia il metodo ma la sostanza è la stessa. Li annoiamo sul web. Per questo preferisco pubblicare foto di gattini e cagnolini… mi spaventa il confronto con il NULLA. Quando credo di aver fato una foto “cha HA un cazzo da dire” la riservo per i cacciatori di emozioni che mi diranno se buttarla nel cesso o no

  5. Io cerco di scattare sempre belle foto perchè successivamente potrebbero servirmi per un progetto globale. Per quanto mi riguarda non è tanto un problema di qualità ma di significato, perchè se mi capita di scattare una bellissima foto singola, mi rimane il problema di inserirla in un contesto per farne un portfolio o una mostra. Proprio ieri ne ho recuperata una scattata qualche mese fa, per una mostra futura.
    Insomma, magari scattare a raffica no, ma se ci sono le condizioni ottimali – come una bellissima luce – scattare il piu’ possibile.
    A me piace tantissimo fare editing, potrei anche lasciare il fotografare per fare solo quello.

    • Ciao, si, sono in parte d’accordo con te quando dici che può capire…ma credo sia più raro che avvenga la selezione di una foto singola per un progetto. Certo che fare editing è quasi un altro mestiere e bisogna essere davvero bravi e preparati anche per quello. Grazie mille, ciao
      Sara

Dicci cosa ne pensi...