Lasciare scorrere tempo per giudicare una foto.

Una delle caratteristiche che ritengo più interessanti della fotografia analogica rispetto al digitale è lo scorrere lento del tempo.

Non avevamo l’opportunità di controllare subito il risultato delle fotografie prodotte e questo può aiutare molto.

Allora avevo la possibilità di staccarmi emotivamente dai miei scatti, questo mi permetteva di guardare, in fase di editing, il mio lavoro, con maggiore obbiettività.

Con il digitale, una “nuova caratteristica della fotografia” è diventata la velocità.

Immediatamente, la fase successiva allo scatto, è diventata la fase di controllo sullo schermo.

Tra l’altro, questa parte, che ormai è intrinseca allo scatto in sé, mi scollega dalla realtà per qualche secondo. Ho sempre pensato che potesse essere motivo della perdita di altri scatti, che probabilmente, sarebbero stati altrettanto interessanti, avvenuti proprio in quel lasso di tempo.

Quante volte ho pensato, questa foto è davvero interessante, poi ho scoperto dopo qualche settimana, che non solo non lo era, ma faceva proprio schifo.

Non so se per tutti i fotografi

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

Sara Munari

il procedimento sia lo stesso, probabilmente per qualcuno, lo scorrere del tempo diventa motivo di apprezzamento ulteriore sul proprio lavoro.

Io non riesco.

Quando ho tempo di rivedere i miei progetti scorsi, mi ritrovo a pensare che mai e poi mai, oggi, rifarei le stesse foto o affronterei la “storia” nello stesso modo.

La verità è che non posso consigliarvi di lasciare scorrere del tempo, prima di valutare un progetto.

Quello che posso dire è che in molte occasioni questo mi è servito per rendermi più “critica” e spero più oggettiva, sulle fotografie che avevo ripreso.

Forse potrebbe servire anche a voi.

Ciao

Sara

22 pensieri su “Lasciare scorrere tempo per giudicare una foto.

  1. E’ esattamente questo il secondo motivo per cui sono tornato all’analogico (in modo esclusivo). Il primo è la qualità dei mirini e il terzo l’investimento necessario al costante aggiornamento delle attrezzature. Il quarto è la dannazione di una post produzione obbligata dal software della camera e dai filtri passa basso e similari.
    Non se ne poteva più.

  2. Concordo su tutto, aggiungerei che il non vedere subito sul monitor il risultato di uno scatto aiuta a previsualizzare l’immagine finale , costringendo ad uno sforzo d’immaginazione superiore… queste, ritengo, le “poche” differenze tra digitale ed analogico…
    Complimenti per la Sua attività, la seguo costantemente con molto interesse!

  3. Cara Sara,

    come sempre riesci sempre a cogliere il momento adatto per porre l’interrogativo adatto e la giusta riflessione agli aspetti innumerevoli del nostro lavoro. A me piace molto il concetto dello scorrere del tempo, di far passare qualche ora o qualche giorno per ricontrollare il lavoro ma si è sempre lì, a guardare non appena scattato il risultato dello scatto che tu avevi già pensato, immaginato e studiato. La guardi e pensi che sia al momento tutto ok. E capita ovviamente che quando poi vai in postproduzione ti ritrovi a dire…ma che c…o di foto ho fatto? E diventa un ottimo motivo poi, come scrivi tu in questo post, di andare a fare un’analisi dettagliata e critica del modo in cui si è affrontato un determinato progetto o fotografato un determinato luogo o soggetto.

  4. Questo è un post molto interessante! Si toccano tanti punti.
    Credo sia difficile valutare il proprio lavoro, o almeno io faccio molta fatica, forse perché siamo emotivamente legati ad una foto. Guardando le foto di altri è facile dire (semplificando!) questa si, questa no. Con le proprie entrano in gioco processi più complicati.
    Per quanto riguarda il tempo: io, a distanza di settimane o mesi, ritrovo alcune foto interessanti, che in principio avevo scartato e viceversa.
    Invece su tempi più lunghi (anni), forse siamo cambiati noi stessi, mi auguro cresciuti e maturati, e anche i nostri gusti (non c’era qualche fotografo che anni fa apprezzavi e ora pensi “ma come facevano a piacermi queste foto?”) e ciò che abbiamo fatto anni fa ci risulta vecchio e passato, ma è stata la nostra palestra.

  5. A me è capitato, osservando foto di Eggleston o Shore (che amo profondamente, ci tengo a chiarire), di chiedermi se quelle stesse foto rifatte oggi, quindi con la contemporaneità legata a automobili, insegne, vestiario e altro, potessero avere lo stesso fascino. Ovvero mi sono chiesto se apprezzavo la foto o la proiezione temporale che avevano in me. Chiaramente apprezzo la foto (il linguaggio, il colore, la luce) ma sono altrettanto attratto dalla dimensione temporale di un’epoca. Non sono mai riuscito a darmi una risposta sensata.
    Sono altresì convinto che non cambia molto tra digitale e analogico.
    Ciao, a presto.
    Pierpaolo

    • Ciao…credo che l’epoca renda affascinante il lavoro Di un Fotografo agli occhi dei fruitori successivi. Anch’io mi faccio spesso la stessa domanda. Ciao Sara

  6. Tranne che in casi particolari la velocità nel digitale, per me non vale.
    Dopo lo scatto io guardo nel monitor della macchina per controllare se la foto è esposta sufficientemente bene, se mi è sfuggito qualcosa, se è a fuoco e roba del genere.
    Credo che per questo la visualizzazione dopo lo scatto sia molto utile.
    Però, tutti gli scatti una volta dentro al computer ci rimangono per giorni e giorni, alle volte passano mesi e qualche anno, prima che io li visioni con un occhio critico.
    Probabilmente perché non ho un indirizzo ben preciso da seguire, un “progetto” chiaro in mente. 🙁
    Fino a quattro anni fa scattavo ancora con pellicola … in B/N che sviluppavo io,
    (sono un vecchio fotoamatore) mettevo i negativi nel mio “archivio” e li ci rimanevano fino a quando non mi scattava l’idea “buona”.
    Forse mi sbaglio o non me ne sono accorto, ma come modo di operare, il digitale non mi ha cambiato molto.
    Come per tutti credo che la cosa più difficile sia trovare un ‘idea valida.

    Ad ogni modo complimenti per il blog che seguo quasi tutti i giorni … anche se non scrivo mai.

    • Ciao Franco, si, il digitale ci ha abituati a velocità differenti. Spesso però chi era abituato all’approccio dell’analogico, è legato ai tempi lenti di cui parli. Grazie

  7. Se una foto è buona oggi e domani non lo è più o viceversa… è cambiata la foto o sono cambiato io?
    Credo che dipenda dal modo di lavorare, dalle abitudini e dal tipo di lavoro che si sta cercando di fare… oppure no?
    Un saluto 🙂

    • Ciao Marco! Una foto buona e’ sempre buona a prescindere dal tuo gusto che cambia. Lascio trascorrere tempo per stabilire se lo sia o meno. Poi mi capita di scartare foto buone perché non rientrano in nessun progetto che sto seguendo!
      Ciao Sara

  8. Non prendiamocela sempre con il digitale che ci ha spalancato un mondo intero.
    Si può fare ancora, anche con il digitale: basta non andare a guardare nel LCD subito dopo lo scatto.
    C’è qualcuno che ci riesce?
    😉
    Ciaooo

  9. Analogico con il digitale…
    Non me ne vogliamo i puristi, ma in un certo senso si può anche fare:
    Uscite con una scheda di memoria che permetta di archiviare pochissime immagini (se ne esistono ancora😊), nel menù togliete la spunta ad anteprima, senza cedere alla tentazione…
    Le foto le guarderete… una settimana dopo… (Riuscite a resistere…?!)

    • Ciao, credo che per molti sia proprio diventato difficile non guardare lo schermo. Se sto scattando Street, lo evito come la peste (il guardare) se faccio paesaggio, controllo le linee o la composizione. Ma faccio poco paesaggio😁 ciao Sara

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