Croppare le fotografie, perchè?

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Croppare una fotografia…ma perché?

“Se si inizia a tagliare o ritagliare una fotografia, significa far morire la geometria corretta e il gioco delle proporzioni. Inoltre, capita molto raramente che una fotografia che è stata debolmente composta, possa essere salvata da una ricostruzione della sua composizione sotto l’ingranditore in camera oscura; l’integrità della visione non c’è più. ” Henri Cartier-Bresson

Un errore, dal mio punto di vista, comune a molti fotografi è l’eccesso di ritaglio apportato alle proprie immagini. Spesso vengono ritagliate anche quando non è necessario.

I motivi per cui si “croppa” sono sostanzialmente tre:

1) Siamo pigri quando scattiamo fotografie in strada.

Invece di muovervi fisicamente più vicino ai soggetti, preferite affidarvi al “tanto la ritaglio dopo”. Questo non farà altro che rendervi sempre più pigri e vi impedirà di migliorare sia composizione che inquadratura.

In principio può sembrare difficile non farlo e imporsi di pre-visualizzare l’immagine con più attenzione e velocità.

Nel tempo imparerete a concentrarvi sul “riempimento della struttura” della fotografia. Questo migliorerà la vostra capacità compositiva in modo prepotente.

2)  Siamo lenti.

Anche quando un elemento “vi entra” nella foto e non siete stati in grado di scattare prima è un errore vostro. La velocità e la capacità di calcolare le velocità dei soggetti al fine di scegliere il giusto momento, fa parte delle caratteristiche di un buon fotografo.

3) Abbiamo paura delle persone.

 Il non avvicinarvi vi pone in una condizione di distanza più accettabile da gestire. Ricordatevi che chi scatta per strada, non dovrebbe avere paura della gente, della vicinanza, del contatto.

Non posso imporvi di NON ritagliare le VOSTRE fotografie.

Molti fotografi, maestri negli scatti di strada, ritagliano e hanno ritagliato le proprie immagini.

Robert Frank stesso ha fatto qualche ritaglio radicale per il suo libro più conosciuto: “Gli americani”. In qualche caso ha trasformato paesaggi in ritratti…Ma Frank è Frank e noi dobbiamo imparare al meglio.

Quindi vi consiglio, se il vostro intento è quello di migliorarvi, non ritagliate. Se proprio volete/dovete farlo per migliorare a vostro parere, lo scatto, fatelo davvero con moderazione. Se per caso, quello scatto finisse in una mostra, con altri scatti non “croppati”, ne vedreste subito la differenza, paragonato agli altri.

In strada, dato che gli scatti sono presi in velocità, ricordate che anche i bordi del fotogramma sono importanti e non di meno il contesto, che spesso risulta confuso.

QUESTO ARTICOLO è rivolto a chi vorrebbe imparare a fotografare e non a chi, per necessità di lavoro è costretto a tagliare le fotografie, qualsiasi lavoro esso sia.

Ciao

Sara

26 pensieri su “Croppare le fotografie, perchè?

  1. E’ vero, ed è anche vero che anni fa tagliavo molto (per errori e pigrizia nella ripresa) e oggi molto meno. Almeno questa è l’esperienza diretta. E tuttavia rimane per me il concetto che il negativo costituisca comunque un momento di ripartenza, vicino o lontano dalla visualizzazione al momento della ripresa, un momento in cui in alcuni casi il gioco riparte. Succede più spesso quando il tempo ha separato la ripresa dalla selezione. A volte accade. E in quel caso tagliare significa scoprire. Forse anche stabilire le basi per un nuovo scatto. Insomma, regola generale si, ma cum grano salis.

  2. Ottimo consiglio. Da “ritagliatore folle” e “principiante a oltranza” proverò a migliorarmi. Unica eccezione, mi sembra, quando la parte che t’interessa è lonatan ma non ce la fai con lo zoom.

  3. Ciao Sara.

    Sono tendenzialmente d’accordo con te, ma penso che, soprattutto nella fotografia tradizionale, il ritaglio sia una semplice parte del processo. Dovrebbe essere fatto solo per “mettere a posto le virgole”, secondo me, ma ci sta.
    In fondo Bresson, che hai citato all’inizio, e che adoro, era uno che parlava bene e razzolava male, prova ne sono i suoi negativi e le prove, dove dai provini a contatto estraeva le foto e segnata il ritaglio e le modifiche da apportare in camera oscura. Emblematico l’uomo che salta, fatta con un modello, scattata più volte, ritagliata decisamente ed “elaborata” in camera oscura.

    Ciò detto, anch’io cerco di non ritagliare, al massimo raddrizzare, ma a volte mi è necessario.

    My 2 cents.

  4. Ciao Sara, non ritagliare è un esercio per la mente, ti aiuta a scattare meglio, quando vedi che le parti che compongono l’immagine vanno a posto, si dispongono come vuoi tu, allora scatti.
    Scattare senza pensare che puoi ritagliare, ti predispone ad un approccio diverso nella ripresa, più
    meditato, più profondo. Ma il ritaglio è parte integrante della fotografia da sempre, del resto il primo
    ritaglio lo facciamo noi inquadrando un parte di quelo che abbiamo davanto nella cornice del mirino. Più ritaglio di così….Infine sono d’accordo su quello che scrive Antonio Massara: a posteriori si scoprono elementi da valorizzare o da eliminare, significa dare una seconda vita allo scatto.
    Marco

    • Ciao, non ho mai scoperto dopo elementi che avrei voluto visualizzare! Strano modo di scattare questo! Comunque l’articolo è rivolto, come scritto a chi vuole imparare meglio….ciao

  5. Concordo sul taglio per aggiustare le “virgole” come sostiene Massimiliano Marradi e aggiungo che se si usano le gambe, si risparmia in acquisto di attrezzatura (inteso che se si lavora a teatro un 70-200 ci vuole) e si guadagna molto in contenuto all’interno della fotografia.

  6. Ciao Sara,
    ho letto tutto l’articolo e sono d’accordo con te che in strada non si dovrebbe tagliare per i motivi che hai elencato. Ma credo che a volte si zummi o si tagli quando non c’è proprio la possibilità di fare quello scatto da vicino perchè se no sarebbe un altro scatto ( e non quello che abbiamo previsualizzato 🙂 ) ; mi viene in mente quando vedi un momento o uno scatto in un balcone o terrazza di un edificio che è di fronte a te. Lì per i molti limiti fisici non è proprio possibile non zoomare.
    Concordo con gli altri nel croppare quando a posteriori vuoi dar maggior risalto a qualcosa che non avevi visto o magari vuoi dare un’altra interpretazione.
    Io, quando faccio i collage, taglio in Photoshop gran parte dell’immagine e lascio solo quella porzione di immagine che mi interessa. Questo è perchè ho bisogno di dire quella cosa o dare un’interpretazione proprio con quel crop.
    Quindi credo che il crop sia da valutare in base al contesto, a quello che devi fare e quello che vuoi dire.
    Buona giornata
    Emma

    • Ciao Emma, non so cosa tu intenda con collage, ma se quello che metti insieme e’ un numero di parti di fotografie che vanno a comporre una fotografia dalla dalla somma di queste, beh! Questo e’ un genere fotografico e non ha a che fare con il discorso che ho fatto io. Per il resto ti faccio questa domanda. Ma non puoi cambiare palazzo? E’ necessaria la tua foto proprio di quel palazzo? Non capisco nemmeno la smania di scattare foto, manco fossero foto senza le quali non si possa esprimere il concetto che ci eravamo prefissati. Se non lo si fa per lavoro, ma per piacere, che cosa cambia la foto di un altro palazzo, fatta meglio?

      • Ciao Sara,
        per collage intendo l’unione di varie foto o di alcune parti di essa per dare un’interpretazione di qualcosa. Foto di qualsiasi genere, che sia Street, paesaggio o meno. Non mi interessa il genere ma dare quell’interpretazione con quelle parti di foto.
        Credo che questo sia solo un diverso uso della fotografia, più consapevole, interpretativo e creativo, che non è né migliore ne peggiore degli altri.
        Credo che a volte vediamo la fotografia con colori e contorni così netti che non vediamo le possibilità interpretative che abbiamo con le sfumature.

        Lo so che il discorso che faceci tu era un altro (l’importanza di avvicinarsi al soggetto nella street) – e concordo con quello che hai scritto- ma rispondevo alla domanda-titolo “Croppare le fotografie … Perché??”.
        La risposta era nel mio primo intervento 🙂

        Rispondo alla tua ultima domanda
        No, avrei fotografato proprio quel palazzo perché ho visto qualcosa, un momento, un pattern, che mi ha attratta. Non perché ho smanie di scattare foto a cavolo, ma perché se cambiassi palazzo o anche il soggetto non sarebbe la foto che ho previsualizzato e visto,quella cosa o momento che mi interessava.
        Non si tratta di avere una inquadratura, luce, scatto migliore ma si tratta di fissare quello che ho visto.
        La mia esperienza in strada mi ha dato questa capacità, di vedere fotograficamente ma ho imparato, sempre dalla strada, che bisogna lasciar parlare il nostro istinto e lasciarci guidare da esso. Solo così potremmo avere fotografie, anche Street, personali, che sanno di qualcosa. Che sanno di te, della gente, dell’umanità intera.
        Grazie per la risposta e buonanotte
        Emma

      • Non so se mi sono spiegate bene nel parlare del collage, perché da come l’hai espresso sembra che abbia fatto una cosa orribile.
        No, l’unità delle parti o delle foto del mio collage non è per creare una nuova fotografia ma per dare una interpretazione o raccontare una storia con quei due pezzi di foto.
        Non si tratta di creare una fotografia con quelle parti. Le parti si devono reggere da sole, le seleziono con cura e provo diverse combinazioni per raccontare o esprimere quel concetto.
        Le 2 parti fuse non fanno 1 foto, ma aggiungono dei contenuti che una parte di foto non dice. E viceversa.
        Scusa ma ho riletto il tuo intervento è ho voluto spiegare meglio il concetto del mio collage, così è più chiaro.
        Notte
        Emma

  7. Ciao Sara, hai frainteso il mio commento…ho scritto valorizzare, non visualizzare, eventuali elementi a posteriori. Ritengo che questa sia una pratica più che normale, adottata in maniera più o meno esplicita da moltissimi fotografi, anche famosi. Per il resto faccio mie tutte le tue considerazioni dell’articolo iniziale, come sempre ci dai spunti di riflessione e ci induci ad approfondimenti che altrimenti
    non faremmo: su questo argomento credo che la parola giusta sia proprio quella che scrivi, ossia “moderazione”, senza un approccio pregiudiziale nei confronti del ritaglio ma un atteggiamento critico, ponderato. Un caro saluto, a presto.
    Marco

  8. Una delle prime cose che ho imparato in fotografia: “Riempire il fotogramma”. E direi che si presta bene a questo discorso del cropping selvaggio. 😉

  9. Spesso croppiamo le foto prima di pubblicarle sul nostro giornale per mille motivi diversi, sostanzialmente per adattarle al servizio giornalistico.
    A volte dobbiamo ruotarle per renderle orizzontali, equilibrare i colori, la luminmosità, la messa a fuoco.

  10. Pingback: Street Photography in Bolivia - Federico Tovoli PHOTOJOURNALIST

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