IL FOTOGRAFO e la sua avventura. Fotografia e fumetto.

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È il 1986, sui libri di geografia ci sono molte meno bandiere di oggi, si parla ancora di due Germanie, la Russia è ancora Unione Sovietica e in Afghanistan c’è la guerra (li c’è sempre la guerra). Il paese subisce l’occupazione sovietica da sette anni, con i mujahedin che oppongono resistenza ad oltranza. Medici Senza Frontiere gestisce ospedali di fortuna in zone che definire rischiose ed impervie è un eufemismo. La presenza e la gestione dell’associazione no profit, è sulle spalle di Juliette Fournot; veste come un uomo, ha l’autorità di un capo tribù, padroneggia il dari ed il farsi e gli afghani restano stupefatti dalla sua determinazione di “Jamila” (così la chiamano i locali).

Uno delle priorità di associazioni ONG, è quella di far conoscere le condizioni estreme in cui lavorano i volontari e i disastri di cui è capace la guerra e MSF non fa differenza. Juliette decide di chiedere ad un fotografo, di cui aveva visto alcune foto scattate in Eritrea su una bacheca della sede parigina di MSF, di aggregarsi ad una sua missione per realizzare un reportage.

Il fotografo, che accetta senza pensarci un momento, è Didier Lefevre, all’epoca non ha ancora trent’anni e ha lasciato la laurea in farmacia per dedicarsi al fotogiornalismo.

Comincia così un’avventura di circa 90 giorni, che metterà più di una volta in pericolo la vita dei protagonisti, in particolare proprio quella di Didier, che deciderà di intraprendere la via del ritorno, tra le montagne afghane al Pakistan, in solitaria.

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Didier Lefevre rientra a Parigi senza forze, lasciando per strada 14 denti e portando con se una foruncolosi cronica, da cui non si riprenderà tanto presto, e con quattromila negativi in bianco e nero,; nel dicembre dello stesso anno, il quotidiano Liberation pubblicherà “ben” sei di quei 4000 scatti.

Didier, ripartirà molte altre volte; altre sette per l’Afghanistan e poi Sri Lanca, Corno d’Afica, Kosowo, Malawi e poi Colombia, Sierra Leone, Eritrea, Nigeria e un’altra infinità di luoghi avventurosi, dove accumula servici fotografici che restano però senza accoglienza.

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Dopo tredici anni dal rocambolesco ritorno di Didier, Emmanuel Guiber, disegnatore, illustratore e suo grande amico, propone al reporter, di tirare fuori un libro dal racconto della sua avventura e dove la storia sentirà la mancanza delle immagini, queste verranno sostituite con il disegno.

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IL FOTOGRAFO esce nell’edizione italiana nel 2010, edizioni Coconino Press in collaborazione con Medici Senza Frontiere e con una prefazione di Adriano Sofri, di cui riporto alcune righe:

è in effetti un’opera straordinaria. La memoria di una guerra particolare e di un capitolo particolare dentro quella guerra, tuttavia capace di rendere l’idea della guerra di sempre e dei nostri giorni con una vivacità e vividezza inedite.”

Nel gennaio del 2007, Didier muore di infarto nella sua casa, all’età di quarantanove anni, lasciando una moglie, due figli ed il suo lavoro e la sua personalità, ancora da scoprire.

Angelo ^o^

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