Cosa è la VERA fotografia? Io non lo so, e voi?

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Facendo un giro in internet, mi sono imbattuta in questa immagine che dovrebbe rappresentare il timbro di un notissimo e stimato (anche da me) autore italiano.

Lui attesta che, quella su cui è apportato il timbro, sarebbe una vera fotografia…

Ma che cavolo è la VERA fotografia?

Che cavolo vuol dire non corretta, modificata o inventata al computer?

Non ce l’ho con Gardin, figuriamoci. Esponente romantico della storia della fotografia italiana, ho grande rispetto per lui  e il suo lavoro.

A mio parere, però, non c’è niente che abbia senso nel suo timbro, a parte la firma.

Vera fotografia, la vera fotografia quindi è esclusivamente analogica?

Una foto ritoccata, non è valida.

Una foto inventata, vabbè, non è nemmeno da chiarire, se si trasforma in un fotomontaggio che trasfigura totalmente la realtà, spero che i fruitori se ne rendano conto, ho fiducia in loro.

Il timbro è stato solo uno spunto per pensare a questo. Buona giornata! Sara

44 pensieri su “Cosa è la VERA fotografia? Io non lo so, e voi?

  1. Ma non esiste la vera fotografia! già quando inquadriamo qualcosa stiamo decidendo cosa lasciare fuori e diamo un senso diverso all’immagine. Ma se vogliamo stare più legati alle manipolazioni, anche in camera oscura posso sovra o sotto-esporre…
    Vabbe’, sto dicendo cose banali, ma forse anche la frase di Gardin un po’ lo è…

  2. Grande rispetto per il Maestro ma anche quando la foto era analogica, sotto gli ingranditori bene o male qualcosa veniva corretto. Credo che oggi dire “vera fotografia” non abbia molto senso a meno che non la si stravolga completamente, ma forse questo rientra in un altro discorso, piccole correzioni o aggiustamenti di colore credo siano normali come si facevano del resto un tempo, solo che la tecnologia è cambiata.

      • motivi di età, facilmente comprensibili, andate a guardare l’anno di nascita ! ritengo che a un certo momento sia necessario e opportuno andare in pensione, senza nulla togliere al contributo fornito, ma i tempi cambiano, è sempre stato così nella storia.

  3. La “vera fotografia” è quella che quando la guardi ti da un’emozione, ti fa pensare. Non importa chi l’ha scattata, chi l’ha manipolata, chi l’ha stravolta o chi l’ha “firmata”. Tutto il resto è aria fritta!

    • Purtroppo, secondo me non basta che emozioni! La manipolazione è un tasto dolente che può far cambiare parere sulle cose, questo è pericoloso. Ci fossilizziamo sulla fotografia autoriale, ma nel fotogiornalismo?

  4. Il fotografo di ieri in particolare quello che aveva lo studio,era quasi d’obbligo avere un marchio un timbro che lo distingueva e riportava proprio quelle paroline che ha evidenziato Sara Munari.
    Penso però, anche lo stesso Gardin, ora non usi più questo timbro che lo distingue.
    Non credo sia necessario un timbro per identificare una propria opera per lo più
    con quella scritta vera fotografia ecc…ecc…
    Sono perfettamente in linea con il pensiero di Sara Munari.
    Personalizzare una propria immagine con il proprio stile, quello è il timbro.

    • Ciao, Secondo me si parla della di un potenziale messaggio mandato dal fotografo, alterato dalla manipolazione con l’INTENTO di sviare la lettura dell’immagine.. Grazie mille del contributo, ciao sara

  5. Buongiorno! Credo che il limite sia nella possibilità di comprensione di chi, da spettatore, guarda una fotografia. Il fruitore deve essere in grado di comprendere quanto sia stata manipolata una foto…del resto, la pensavo così anche nell’era analogica. Ciao

  6. Mah……….ciclicamente saltano fuori queste affermazioni di Gardin riguardo analogico e digitale. Spesso cavalcate da coloro convinti che sia il supporto a dare spessore al messaggio. Grande stima per Gardin e per quello che ha fatto. Ma la fotografia è anche innovazione, è guardare avanti. e soprattutto è un linguaggio. e secondo me se hai qualcosa da dire lo puoi dire anche con una foto fatta con lo smartphone, ma se non hai niente da dire allora beh, non sarà sicuramente la pellicola a fare dei tuoi scatti una foto migliore. Questo secondo me ovviamente.

  7. Oggi tutti facciamo della belle foto anche più belle di quelle di Gardin
    allo stesso modo come a me piace dipingere girasoli che
    non saranno mai come quelli di Van Gogh

    comunque la vera fotografia nasce sempre nell’occhio e nella testa
    nell’attimo in cui si scatta non dopo al computer o al laboratorio

    • Vero, mi trovi d’accordo, quindi il 99% delle foto del mondo va buttata…wpp compreso, premi, gallerie,concorsi, giornali. La fotografia nasce nella testa, viene messa in incubatrice al pc ed esce nel mondo. Vero è come dico sempre, una foto di merda scattata rimane una foto di merda ritoccata (scusa, ma è un mantra, non posso cambiare le parole)!

  8. Anche io ieri ho scritto una vera poesia.
    L’ho scritta con la penna d’oca e l’inchiostro di seppia, mica queste letterine di natale scritte al computer, modificate nei colori e nei caratteri, l’interlinea poi … da condannare al rogo direi.
    Un pò cumunque capisco le reazioni di Gardin.
    Purtroppo la dannazione del mezzo fotografico è dovuta alla sua forte espansione (parlo di questi ultimi dieci anni) legata alla digitalizzazione.
    In passato chi voleva fare fotografia, già veniva filtrato all’inizio, in quanto come pratica era appannaggio di chi si poteva permettere buona attrezzatura e costosi sviluppi/stampe..
    Questo però, secondo me, nel caso in cui ci si fosse dedicati con sacrifici, è stato anche il valore aggiunto di quel periodo, perchè prima di scattare, si imparava, si studiava, si aspettava e quindi si comprendeva ciò che si stava facendo, con aperture verso le professioni, dal matrimonalista (che non era pen niente facile, immaginiamo un evento in pellicola e con le luci da gestire e in movimento per giunta), al reporter, al fotografo di moda etc..
    Oggi sono tutti fotografi, solo perchè comprano una reflex, strano perchè se comprassero un violino non si spaccerebbero per violinisti e pensano poi che sia il mezzo a fare da solo le foto, si scatta a raffica, per riportare a casa il ricordo di un momento di vacanze che poi non si guarderà più, è quindi diventata semplicemente un hobby la fotografia?
    La verità è che si perde di vista il perchè si producono immagini.
    La fotografia è un linguaggio, ogni fotografia è parte di un racconto in pratica un sintagma composto dai vari elementi che il fotografo ha deciso di includere o scludere.
    Ma la fotografia siamo anche noi, con il nostro vissuto le nostre idee, la nostra cultura; chi non ha mai letto un libro, quanti elementi potrà comprendere in una fotografia.
    Chi non conosce l’arte, la pittura, la storia cosa vuoi che sia disposto a cedere di se stesso rispetto a quanto vede, al limite si accontenta del banale e dell’esotico – il classico tramonto- che per lui sono sufficienti.
    Io direi che c’è più bisogno di filtri, come ci sono nella musica, nella pittura o nella letteratura (vedi es. del violinista)
    C’è più bisogno di cultura, in america ci sono facoltà universitarie legate al mondo della fotografia in Italia non ce ne sono.
    C’è più bisogno di gente disposta a non scattare, quando non c’è bisogno o non si sa cosa dire, del resto se non sappiamo di cosa parlare “spesso” stiamo zitti, nessuno vorrebbe stare a sentirci dire minchiate no?
    Ecco il silenzio fotografico potrebbe essere l’inizio dell’educazione all’immagine e forse risolverebbe le ansie di Gardin.

    Claudio

    • Claudio, sei stato perfetto…grazie mille, che bello quello che hai scritto…parlerò quindi, se riesco, appena rientro dalla Siberia, di silenzio fotografico. Grazie ancora

  9. Ho conosciuto Berengo Gardin diverse volte, è un grande maestro e stimo tantissimo per quello che ha fatto in passato.
    Ma purtroppo odia ma proprio odia tantissimo Photoshop, computer e non accetta il cambiamento della tecnologia che a mio avviso fa parte della storia e che bisogna accettare.
    Comunque lui mette questo timbro perché non sa usare programmi post-produzione (che magari piacerebbe imparare) anche se alcune foto in realtà sono state corrette con la camera oscura.
    Secondo me lo fa solo per far vedere che è l’unico che fa foto belle con l’analogica senza ritoccarle.
    E’ una firma personale

  10. La “mossa” di Berengo Gardin credo sia stata ottimamente interpretata già in alcuni post poco sopra, pertanto credo che conoscendo la sua storia e la sua fotografia la maggioranza di noi possa “perdonare” la sua chiave di lettura. Dico questo perché se quella firma con le stesse parole usate da lui fosse stata inserita su uno scatto dal tipico fotoamatore maturo della domenica, quel fotoamatore pochi di noi lo avrebbero tollerato allo stesso modo. Il perché è intuibile: asserire che la propria fotografia è la “vera fotografia”, significa incontrovertibilmente che quella di tutti coloro che la pensano diversamente sia falsa. Un conto se una cosa del genere ce la dice Gianni (che stimo enormemente), un conto è se ce la sputa fuori un perfetto sconosciuto.
    Credo che la fotografia venga intesa in troppi modi per semplificare tutto il suo essere in un univoco concetto.
    Penso che le parole di Gardin siano più da intendere come una semplice didascalia con la quale ha voluto scrupolosamente informare l’osservatore sul concetto che ritiene fondamentale: “quello che stai osservando è esattamente quello che stavo osservando io in quel momento, ovvero questa scena è VERAmente comparsa davanti ai miei occhi e alla lente del mio dispositivo, e così ve la riporto, senza artifici di genere”. Una didascalia, niente di più. Intesa così è molto più digeribile, anzi no, non è solo digeribile è addirittura un dato importante considerato quanto di VERO è rimasto nella fotografia digitalizzata.
    Una modella formosa di 70 kg che compare in un’immagine durante la cui rielaborazione ha perso 30 kg, da questo punto di vista (solo da questo intendo) non è certo considerabile VERA.
    Poi certo, è vera anche una fotografia ritoccata, un fotomontaggio, un’immagine scaturita dalle più o meno abili mani di un fruitore di Photoshop, ma lo è solo in senso lato, cioè è vera nel senso che esiste.
    E non è che abbia meno autorità di farlo piuttosto di un’immagine che riproduce rigorosamente e in modo quasi scientifico un istante registrato.
    Insomma, basta capire di quale fotografia stiamo parlando.
    Un saluto a tutti.

  11. E’ chiaro che Berengo Gardin non ha accettato l’evoluzione digitale nel linguaggio fotografico. Sbaglia, ovviamente, a considerare la fotografia digitale come qualcosa di artefatto in sè. Le medesime alterazioni della relatà si sono sempre potute effettuare anche con la pellicola. Che la post produzione sia cosa diversa dal fotoritocco è, credo, alle basi della fotografia moderna, come concetto.
    Cos’è la vera fotografia per me? Io lo so. Racconto, documentazione e memoria, senza alterazioni o ricreazioni della realtà (e per tali intendo le operazioni più evidenti e sfrontate di fotoritocco, tipo elementi che spariscono dal fotogramma, spostamenti di oggetti, cieli dai colori assurdi, etc.).
    Il resto mi interessa poco o niente (tipo la cossiddetta fotografia artistica). Non guardo fotografie per spalancare la bocca dalla meraviglia. Mi basta la realtà vista a occhio nudo per questo. Non amo il mezzo fotografico come strumento per esprimere la propria fantasia o creatività. Guardo fotografie (e cerco di farne qualcuna anche io) per ricordarmi chi sono, chi siamo, come eravamo. Per pormi domande e comprendere i differenti punti di vista della gente.

  12. Secondo me Gardin quando parla di “vera Fotografia” non si riferisce a cose banali come la correzione del contrasto e similari:
    penso si riferisca a manipolazini più pesanti, molto semplici da eseguire in digitale, come togliere o mettere nuovi elementi nell’immagine,
    falsandone completamente il contenuto oppure inducendo una valutazione diversa. Di certo dobbiamo parlare di Fotografia di reportage, non di fotografia di ricerca, autoriale,
    dalla quale ci si aspetta esplicitamente l’intervento sui contenuti.
    Il fatto è che oggi ogni immagine contiene in nuce il dubbio che sia stata manipolata, nel caso specifico del reportage è cosi’ pesante il dubbio
    che nei concorsi internazionali viene sempre chiesto il file raw e capita spesso che molte immagini, magari già premiate, vengano poi scartate
    con notevoli polemiche al seguito. Ricordate cosa successe a Francesco Cocco nel 2010 con il “Premio Internacional de Fotografía Humanitaria Luis Valtueña”?
    Quindi magari l’angolino in cui si è cacciato Gardin non è così stretto come sembra, dipende dal punto di vista….
    (se vi interessa, qui potete leggere una bellissima intervista a Cocco fatta da Smargiassi su Fotocrazia http://smargiassi-michele.blogautore.repubblica.it/2012/05/07/confesso-che-ho-incollato/?refresh_ce)

  13. Ragionamento interessante. Non ricordo chi l’ha affermato, ma qualcuno ha detto che c’è chi fotografa quello che vede e chi fotografa quello che pensa. Secondo me non si può mettere la parola “vera” davanti a fotografia 😉

  14. Ciao Sara.
    Quella immagine la conoscono moto bene e posso dire di conoscere abbastanza bene il “Maestro” per poter spiegare le ragioni di quel timbro.
    Era la fine del 1990 e il digitale sembrava destinato a stravolgere la fotografia fin dalle sue radici più profonde.
    Si immaginavano scenari apocalittici di foto fasulle, manipolate e completamente falsate.
    Così non è stato e lo stesso Gianni Berengo Gardin nel corso degli anni ha rivalutato il suo pensiero sul digitale e sulla sua effettiva utilità.
    Poi, lui rimane legato alla sua storia, alla sua esperienza ed è portato a pensare che scattare in pellicola sia l’unica “vera fotografia” come tutti noi quarantenni d’oggi siamo convinti che la nostra eadolescenza sia stata migliore di quella degli adolescenti di oggi.
    Ma prova a spiegargli che la “Vera Adolescenza” è stata quella senza cellulari, playstation e ariacondizionata…
    😉
    Ciao.
    Giordano Suaria
    New Old Camera

    • Ciao Giordano, ti ringrazio moltissimo per il tuo intervento. So bene che Berengo ha cambiato idea nel tempo (almeno un pochino). Il mio voleva essere uno spunto di riflessione, anche per me. Come ho scritto, rispetto moltissimo l’autore, mi chiedevo solo in quale mare, io stessa, stessi navigando. Un abbraccio, ciao Sara

  15. La fotografia è nata in movimento e resterà un arte in continuo movimento dal dagherrotipo a Photoshop! È questo il suo bello rinnovarsi sempre x non cambiare mai !! Tutto il resto… Riflessioni pensieri… Citazioni. …lasciano il tempo che trovano!! Ciao e buone vacanze!

  16. Condivido il pensiero di Berengo Gardin : la ‘vera fotografia” e’ quella che nasce e si completa nella sola fase di ripresa fotografica …. la magia dell’attimo irripetibile e unico, e la caoacita’ di coglierlo, e di comunicarlo attraverso l’immagine…tutto questo deve emergere dal negativo ( per me che uso la pellicola) !!! Se invece, dopo lo scatto …si vanno a mutare le condizioni originarie e, appunto, “vere”… dell’immagine … non si pratica “vera fotigrafia”, ma dei processi di post produzione…che sono assimilabili a certe rielaborazioni di immagini, operate in campo grafico… Che poi il risultato finale possa essere di effetto, ci sta … ma non e’ “vera fotografia” !!!….Da semplice fotoamatore, e senza alcuna pretesa di autorevolezza, non ho mai effettuato ritocchi o post produzioni sulle mie foto : o sono buone, cosi come emergono dallo sviluppo della pellicola… o le elimino! … ovvio che uno che inizia a fotografare da ragazzo, nel corso degli anni sviluppa un gusto, che sebbene sia personale, porta con se’ anche la capacita’ di valutare la validita’ di una foto, con sufficiente spirito critico e obiettivita’…

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