Haas e la fotografia a colori

La prima volta in cui ho visto una fotografia a colori, una fotografia in cui il colore avesse senso di essere fermato, era di Ernst Haas.

The first time I saw a REALLY color photograph  was from Haas, and was this:

La fotografia era questa:

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Da quel giorno in poi ho potuto comprendere quando il colore facesse parte del soggetto e quando il soggetto fosse semplicemente a colori.

Ernst Haas (Vienna, 2 marzo 1921 – New York, 12 settembre 1986) è stato un fotografo austriaco.

Nella sua carriera sperimentò l’utilizzo della fotografia a colori e con soggetti in movimento. Fece parte dell’agenzia Magnum Photos. Negli anni ’40 intraprese gli studi di medicina, purtroppo a lui preclusi a causa delle leggi razziali (Haas era di origine ebraica). Nel 1941 entra nell’Istituto Grafico di Vienna che abbandona dopo pochi mesi. Pochi anni dopo incomincia a lavorare in studio e ad insegnare fotografia presso la Croce Rossa. Famosa la sua prima mostra con le foto di guerra di Vienna (per esempio Sunbathers). Conosce Capa, Cartier Bresson e Bischof presso la Magnum, e a partire dagli anni ’50 incomincia a lavorare per la rivista Life. Nel 1959 viene eletto Presidente della celebre agenzia Magnum, e continua coi suoi reportage fotografici in tutto il mondo, sperimentando l’uso del colore, specialmente del Kodakchrome. Tra i suoi ultimi importanti reportage ricordiamo il servizio per le Olimpiadi di Los Angeles nel 1984.

Haas e il colore: “Penso che il colore rappresenti una sfida maggiore. Col bianco e nero esistono solo tonalità di grigio. Col colore ci si trova davanti alle più incredibili combinazioni di sottili sfumature che possono essere sfruttate per esprimere profondità o rilievo. Il bianco e nero riproduce le linee essenziali nel modo più immediato. Se, per esempio, si deve fotografare una situazione in cui il soggetto principale è vestito in grigio mentre un personaggio secondario è in rosso, l’occhio sarà costantemente attratto da quest’ultimo. Col bianco e nero il problema non sussiste, ma col colore bisogna procedere con molta attenzione. Fotografare a colori è più difficile: è necessario pensare e sentire in un modo diverso… Continuo a non capire tutte queste problematiche discussioni sul bianco e nero e il colore. Amo sia l’uno che l’altro, ma parlano lingue diverse nello stesso ambito. Sono entrambi affascinanti. Il colore non significa bianco e nero più colore, come il bianco e nero non è solo un’immagine senza colore. Ciascuno di questi mezzi richiede una diversa sensibilità nel vedere e, di conseguenza, una diversa disciplina.. Ci sono gli snob del bianco e nero, e ci sono gli snob del colore. Incapaci di usare bene entrambi, si mettono sulla difensiva e militano in campi opposti. Non bisognerebbe mai giudicare un fotografo dal tipo di pellicola che usa, ma solo da come la usa“.

Biography

Ernst Haas (1921–1986) is acclaimed as one of the most celebrated and influential photographers of the 20th century and considered one of the pioneers of color photography. Haas was born in Vienna in 1921, and took up photography after the war. His early work on Austrian returning prisoners of war brought him to the attention of LIFE magazine. He declined a job offer as staff photographer in order to keep his independence. At the invitation of Robert Capa, Haas joined Magnum in 1949, developing close associations with Capa, Henri Cartier-Bresson, and Werner Bishof.
Haas moved to the United States in 1951 and soon after, began experimenting with Kodachrome color film. He went on to become the premier color photographer of the 1950s. In 1953 LIFE magazine published his groundbreaking 24-page color photo essay on New York City. This was the first time such a large color photo feature was published by LIFE. In 1962 a retrospective of his work was the first color photography exhibition held at New York’s Museum of Modern Art.

Throughout his career, Haas traveled extensively, photographing for LIFE, Vogue, and Look, to name a few of many influential publications. He authored four books during his lifetime: The Creation (1971), In America (1975), In Germany (1976), and Himalayan Pilgrimage (1978).
Ernst Haas received the Hasselblad award in 1986, the year of his death. Haas has continued to be the subject of museum exhibitions and publications such as Ernst Haas, Color Photography (1989), Ernst Haas in Black and White (1992), and Color Correction (2011). The Ernst Haas Studio, located in New York, continues to manage Haas’s legacy, aiding researchers and overseeing all projects related to his work.

Qui il sito ufficiale

4 pensieri su “Haas e la fotografia a colori

  1. Mille anni fa, quando ero un ragazzino e volevo fare il fotografo (e non esisteva Internet) uno dei libri di fotografie che ho divorato era dedicato a Ernst Haas. Anche per me è stata la scoperta del colore, e ricordo una foto di una macchia di petrolio sull’asfalto bagnato, esplosione di colori incredibile. Una foto in realtà semplice, ma proprio per questo forte e di grande impatto. Ho provato mille volte a fotografarne una (è un soggetto abbastanza comune nelle nostre città), però mai mi sono avvicinato a quel risultato che mi aveva così tanto emozionato. I “grandi” sono quelli che riescono a rendere “grande” anche le piccole cose.

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