Fotografia di strada e privacy, ecco quanto so e non vorrei sapere!

Buongiorno a tutti! Ecco tutte le regole che non ho MAI seguito…voi lo farete perché siete più ligi! Giusto? Vi mostro tutto quello che ho sulla legislazione relativa a privacy e fotografia. Me lo avete chiesto in molti, ecco qui. Tutte queste “regole”, valgono nella fotografia di strada, in caso di pubblicazione in internet o stampa.
Bisognerebbe stare attenti, anche se so per certo che i miei amici Street photographers, non seguono queste regole alla lettera, tantomeno io!
QUESTE LE REGOLE DI BASE:
1. Per pubblicare l’immagine di una persona non famosa occorre la sua autorizzazione (art. 96 legge 633/41).
2. Se la persona non famosa viene pubblicata in maniera che non possa risultare dannosa alla sua immagine,VALE il diritto di cronaca o giornalistico, quindi si può.
3. e la pubblicazione può risultare lesiva, occorre autorizzazione in ogni caso e comunicazione al Garante (legge 633/41), allo stesso modo se da indicazioni sullo stato di salute, sull’orientamento politico, sul credo religioso o sulla vita sessuale (dlgs 196/2003).
4. Ci vuole in ogni caso il permesso, se le immagini vengono usate con finalità promozionali, pubblicitarie, di merchandising o comunque non di prevalente informazione o gossip.
5. Non devono essere pubblicate immagini di minori in modo che siano riconoscibili, e questo anche nel caso di fatti di rilevanza pubblica.
6. SE le immagini rimangono PRIVATE, non è necessaria alcuna autorizzazione.
Queste le possibilità:
1. Immagini scattate in luoghi pubblici nelle quali la persona non sia riconoscibile, oppure non cambi, nonostante la sua presenza, l’interpretazione del messaggio che l’immagine dovrebbe dare.
Esempio Mostar 2006  1 (31)
2. Personaggi comuni scattati in pubblico o durante un evento il cui volto non sia riconoscibile. (con il volto non visibile)
Esempio Barcellona 2005 dal mio lavoro “il salto

1 (32)
3. Personaggi comuni di cui sia pubblicato un particolare…(mani piedi ecc.)
4. Immagini in cui il soggetto ritratto occupi una porzione minima dell’immagine e il volto si scarsamente riconoscibile o di dubbia interpretazione.
Esempio Sofia 2006 dal mio lavoro “il salto1 (27)
5. Immagini pubblicate con finalita’ esclusivamente culturali e/o didattiche. Potrebbero rientrare in questa tipologia anche serie di immagini che rappresentano la cultura locale o una parte di questa. (questo è il punto più interessante, perché a parere mio, ci da un po’ di margine)
6. Paesi lontani: Tutti reportage svolti in paesi lontani, anche se in teoria, dovrebbero essere chieste le liberatorie, dato che le loro leggi in merito, sono spesso diverse, di solito non si chiede.
Esempio Ho Chi Min 2013 dal mio lavoro RespiroOLYMPUS DIGITAL CAMERA

7. Non è possibile sfruttare l’immaginne di nessuno con scopi pubblicitari senza liberatoria.

Non si può pubblicare (web, rivista, libri, vetrine):

-Persona riconoscibile che in tal modo perderebbe la privacy soprattutto se la fotografia  può  ledere la sua immagine
Esempio Barcellona 20041 (11)

-Personaggi comuni scattati in pubblico o durante un evento ma isolati dal contesto. E’ VIETATO a meno che non ci sia autorizzazione.
Esempio Barcellona 2004

1 (23)

-Immagini di cui il soggetto ritratto occupi una porzione minima dell’immagine. Quindi bisogna valutare caso per caso.

Esempio Parigi 2012

1e
Ricordo che non è necessaria l’autorizzazione per fotografare (in quanto forma di libertà di espressione) se le immagini vengono conservate privatamente.

 

IO HO INFRANTO ABBONDANTEMENTE TUTTE QUESTE REGOLE, RISCHIANDO, ma il mio interesse documentativo e sociale, mi spinge a farlo, assumendomi i rischi…e ora lapidatemi!

Qui il link a garante privacy sul tema fotografia

31 pensieri su “Fotografia di strada e privacy, ecco quanto so e non vorrei sapere!

  1. In tutto questo la cosa più assurda é il Nat Geo che per il suo concorso interno chiede la liberatoria dei soggetti ritratti… Come se McCurry avesse chiesto la liberatoria a Sharbat Ghula all’epoca… Per il resto cosa dire … Penso valgano le tre regole: 1) non farti vedere 2) no bambini 3) no coppie (80% sono amanti…)

    • La legge sulla cosiddetta privacy è semplicemente ridicola. Finora il mondo ne ha fatto a meno. Chi fa un uso distorto di immagini di terzi, adulti o bambini non fa alcuna differenza, infrange le leggi ordinarie. Non sentivamo alcun bisogno della legge sulla ridicola privacy.

      • Difatti non è la legge sulla privacy, piuttosto quella sull’utilizzo delle immagini, che crea problemi ai fotografi…

  2. cit. “IO HO INFRANTO ABBONDANTEMENTE TUTTE QUESTE REGOLE, RISCHIANDO, ma il mio interesse documentativo e sociale, mi spinge a farlo, assumendomi i rischi…e ora lapidatemi!”–
    Di solito sia fa e non si dice, come tante cose nella vita..Comunque bene a sapersi per avere un comportamento adeguato…

  3. Grazie per le dritte…. è un argomento che proprio in questi giorni stavamo discutendo. … risultato …questa privacy a volte è proprio una menata !!!

  4. Scusami Sara ma, senza alcuna volontà di polemica, le “regole” purtroppo sono ben più restrittive di quel che qui si legge….
    Preciso alcune cose per chiarezza.

    Per quanto riguarda la “pubblicazione”, il Garante stesso parla di diritto di cronaca solo nei casi ed entro i limiti dell’effettiva necessità. Faccio un esempio: se la mia foto deve documentare la cronaca di un importante processo, posso fotografare l’aula del Tribunale durante l’udienza, ma non l’imputato in manette.
    Inoltre si potrebbe obiettare che un fotografo non professionista (non giornalista) possa pubblicare una foto per “diritto di cronaca”.

    Se la fotografia è lesiva della dignità e dell’onore della persona ritratta, allora non è MAI pubblicabile. È il classico caso del mendicante (così pittoresco) fotografato all’angolo della strada.

    E purtroppo non è nemmeno vero che si possono sempre scattare foto a persone anche se le teniamo per noi senza diffonderle.
    L’art. 615 bis del Codice Penale (Interferenze illecite nella vita privata) punisce chi si PROCURA IMMAGINI (anche senza diffonderle…) di persone riprese all’interno della propria dimora, senza permesso.
    Attenzione perché il concetto di dimora è piuttosto esteso: può valere per un camper, un cabinato….
    La pena è da sei mesi a quattro anni.

    In generale la liberatoria non serve se la foto è collegata a “fatti, avvenimenti e cerimonie di interesse pubblico o svoltisi in pubblico” purché nell’immagine sia prevalente la cerimonia e non l’intento di produrre il ritratto di una particolare persona. Vale a dire: va bene un “totale” della curva nord di San Siro, ma il ritratto di un singolo tifoso urlante andrebbe autorizzato.
    Ci sono altri casi particolari piuttosto frequenti. Se fotografo un manifestante ad un corteo (indiscutibilmente un evento pubblico) entro in possesso (senza preventiva autorizzazione al trattamento) di un dato sensibile relativo al suo presumibile orientamento politico. E i dati sensibili sono particolarmente protetti dalla normativa sulla privacy.

    Non è vero (e per fortuna!) che i ritratti di persone che abitano in “paesi lontani” siano esenti da liberatoria. Magari la cosa ci farebbe piacere… ma quelle persone hanno la nostra stessa dignità.
    Un contadino della periferia di Ouagadougou può tranquillamente prendere l’aereo e presentarsi in Procura per querelarmi, avendo visto il suo ritratto sul mio sito. Magari in vendita…
    La legge 633/41 non protegge solo i cittadini italiani.

    Infine (poi arrivano le buone notizie) ricordiamoci che i concetti di “ritratto” e di “scopo scientifico, didattico e culturale” (che escluderebbe la necessità di liberatoria) non sono assoluti… e quindi non è piacevole trovarsi davanti ad un giudice a discutere se per quella nostra foto pubblicata era necessaria o meno la liberatoria.

    Finalmente, le buone notizie…
    In tantissimi anni in cui mi occupo di fotografia, non mi è mai capitato di avere problemi o testimonianza diretta di fotografi che ne abbiano avuti. Escludiamo i paparazzi da rotocalco.
    La normativa varia molto da paese a paese, ad esempio negli USA ormai vige la “regola” che lo sguardo “consenziente” del soggetto in camera equivale di fatto ad una liberatoria (dopo l’11 settembre le cose sono peggiorate, soprattutto con le forze dell’ordine). Mentre in Francia davvero ci sono stati molti casi di poveri fotografi trascinati in tribunale da comuni cittadini.

    Il giudice ti può obbligare al ritiro della fotografia dall’esposizione pubblica. Cosa facile se la foto l’hai appesa ad una mostra o pubblicata sul tuo blog, meno facile se è finita in prima pagina sul Corriere della Sera. Nel qual caso una sanzione è inevitabile.
    Ma un corposo risarcimento è immaginabile solo se la persona fotografata può dimostrare di avere subito un effettivo danno morale o materiale a causa della pubblicazione del suo ritratto. In mancanza di un effettivo danno il giudice non infligge un provvedimento più severo dell’effettiva gravità del fatto in se. E si sa che oggi avere una propria foto “non autorizzata” esposta in pubblico (realmente o virtualmente) è ormai un fatto consueto….

    Ringrazio che ha letto sin qui per la pazienza e la tenacia.

    • Eccomi tenace, ho letto. Grazie mille. I miei sono spunti su cui ragionare. Ho scritto che sono le regole che conosco io, non sono regole sbagliate, come ho detto, non posso affrontare la fotografia di strada, caso per caso. Non riesco. Ma tu sei stato davvero prezioso e preciso, ti ringrazio per gli esempi specifici, sui quali rifletterò. Ciò che dispiace è, che seguendo pedissequamente ciò che dici tu, possiamo farci solo dei SELFIE…e cosa ne sarà della cultura sociale a livello visivo, di cui stiamo privando i posteri? Grazie davvero. Se mi succede qualcosa, ti chiamo a difendermi, giuro! Buona giornata…Sara

    • Ciao, eccomi di nuovo, specifico punto per punto le tue osservazioni:
      Diritto di cronaca: si è vero quello che scrivi, ma poche persone di quelle che mediamente fotografano per strada, centinaia di migliaia, scatteranno foto avvalendosi del diritto di cronaca… loro desiderano sapere solo se possono fotografare e quando. Presumo che un professionista sappia cosa fare e un amante della fotografia, sappia cosa è meglio non fare.
      Punto due…specifichi appunto, nella propria dimora, io sto parlando di fotografia in strada, non in casa o in altri posti chiusi.
      Punto tre, mi sembra che siamo d’accordo.
      Punto quattro, per la vendita ho appunto scritto che non si possono vendere e che i paesi lontani vale la legislazione propria del paese, ma di fatto, mi sembra che, in generale, tutti da tutto il mondo portino a casa foto di persone di paesi stranieri, vale anche per noi, fotografati e portati in america. Ma chi fa causa ad un americano che ti fa una foto, senza scopo di lucro e senza che questa leda alla tua persona?
      Difatti, davanti al giudice parli di foto pubblicata, io ho detto di stare attenti a pubblicare.
      Qui, La normativa varia molto da paese a paese, ad esempio negli USA ormai vige la “regola” che lo sguardo “consenziente” del soggetto in camera equivale di fatto ad una liberatoria (dopo l’11 settembre le cose sono peggiorate, soprattutto con le forze dell’ordine). MI SEMBRA UNA REGOLA SANA. Mentre in Francia davvero ci sono stati molti casi di poveri fotografi trascinati in tribunale da comuni cittadini. QUI MI SEMBRA ECCESSIVO, MA ci si deve rimettere alle regole del proprio paese.
      In sostanza, non pubblicate a vanvera e assumetevene le conseguenze, che è quello che dicevo io.
      Grazie davvero ero sincera prima, se mi succede qualcosa, ti chiamo! Buona giornata, Sara

      • Ciao Sara,
        davvero il mio intento non era polemico, quindi: sorrisi…
        Preciso anche che non sono un avvocato, ma un fotografo, inteso come “una persona che fa foto”… C’è da dire che lo faccio da alcuni decenni…

        Come scrivevo, ne a me ne a persone che conosco direttamente è mai capitato nulla di grave nel fotografare per strada.
        Secondo me la vera guida e “cintura di sicurezza” del fotografo che scatta per strada è il buon senso.
        Io mi comporto così: prima di tutto non mi nascondo, perché chi si accorge di essere fotografato “dì nascosto” immediatamente (e forse giustamente) diventa sospettoso, se non ostile. Se la persona fotografata si mostra infastidita o peggio, semplicemente la smetto subito. E in genere ormai una foto l’ho fatta..
        In generale un atteggiamento aperto e sorridente è più utile di un comportamento “furtivo”.

        Poi senz’altro anch’io ti posso dire (come tutti noi) di avere scattato migliaia di foto a persone senza chiedere il permesso…. In molte situazioni è materialmente impossibile…
        D’altra parte anche la probabilità concreta di rischio è obiettivamente molto bassa.

        Se so che userò le foto per qualche scopo “serio” (es. una pubblicazione) allora cerco sempre di ottenere una liberatoria scritta.
        Se non è possibile cerco di entrare in una situazione presentandomi, chiarendo quello che sto facendo e perchè, chiedendo il “permesso” o preoccupandomi di sapere se qualcuno non vuole essere fotografato.

        Tutto questo ti dà una ragionevole tranquillità.

        Ciao!

  5. Pingback: Street privacy | Giorgio Sitta | Images and Words

  6. Non sono sicuro che i divieti riportati siano esatti, o perlomeno completi. La questione “privacy” è dubbia in quanto non si forniscono dati sensibili delle persone ritratte. Principalmente dovrebbe valere la legge sul diritto d’autore citata (633/41) e, dopo il detto articolo 96, c’è il 97 che specifica: “Non occorre il consenso della persona ritrattata quando la riproduzione dell’immagine è giustificata dalla notorietà o dall’ufficio pubblico coperto, da necessità di giustizia o di polizia, da scopi scientifici, didattici o colturali, o quando la riproduzione è collegata a fatti, avvenimenti, cerimonie di interesse pubblico o svoltisi in pubblico”. Ovvero elenca le eccezioni all’articolo 96 e, come si legge, il campo è larghissimo (scopi colturali [sic], avvenimenti svoltisi in pubblico…). Per quanto trovo inoltre, non esistono leggi che vietino il ritratto di minori. Esistono dei codici/carte cui fanno riferimento i giornalisti, ma l’unico caso che ricordo in cui sia vietato mostrare un minore è quando lo stesso è protagonista o vittima del fatto riferito. Se è un passante, nessun problema. Secondo me, ma ovviamente posso sbagliarmi, c’è confusione generalizzata tra privacy e diritto d’autore. Stando alla lettera della legge io posso fotografare chiunque – in luogo pubblico – e esporre la sua foto – a meno che stia facendo qualcosa di improprio o volgare o lesivo della sua dignità (sempre art 97: “Il ritratto non può tuttavia essere esposto o messo in commercio, quando l’esposizione o messa in commercio rechi pregiudizio all’onore, alla reputazione od anche al decoro della persona ritrattata”). È sufficiente che il contesto in cui espongo sia culturale (una mostra per esempio, o come parte di una generica ricerca sul quotidiano). Gli unici fruitori che possono sapere di chi si tratta sono il soggetto stesso e i suoi amici e parenti. La violazione della privacy è fuori discussione e si tratta di “fatti svoltisi in pubblico”.

    • Si è vero non sono approfonditi, ma sono esatti e alla portata di tutti, è anche vero che non si può uscire a fotografare con un bigino di leggi e regole. In linea di massima, sono quelle le regole. Non posso e voglio riportare ogni caso specifico. Ti ringrazio davvero tantissimo per le puntualizzazioni che ho letto. Sei stato davvero gentile! Buona giornata! Grazie mille. Ciao

      • Chiedo venia, prendo letteralmente il sottotitolo “laboratorio” e ne approfitto. Non sono un avvocato e cercherò di essere sintetico. E non vado in giro con un bigino…
        Stiamo parlando di fotografie scattate in luogo pubblico. Sento spesso riferimenti alla legge sulla privacy, ma essa è sostanzialmente estranea ai nostri problemi di fotografi di strada. La legge sulla privacy protegge i dati personali, e una foto anonima in luogo pubblico non fornisce alcun dato, né “sensibile” né “comune”. Solo il soggetto stesso o chi lo conosce possono sapere di chi si tratta, ma in quel caso i dati ce li hanno loro, non tu fotografo o anonimo fruitore dell’immagine.
        Dunque se l’immagine non lede la dignità del soggetto (cosa per la quale i suddetti conoscenti potrebbero risentirsi nel caso avessero la ventura di vedere la foto pubblicata), il problema non esiste.

        La mia insistenza è nel riconoscere e separare i casi in cui stiamo parlando di “diritto d’autore” (legge del 1941) e quelli relativi alla privacy (decreto del 2003).
        Se cerchi la parola “immagine” o “foto” nel decreto 196 ci troverai solo un rigo; ambito di applicazione: notizia/foto di cronaca relativa a un minore implicato in procedimento giudiziario.
        Leggo spesso in giro “questa roba della privacy…”, ma la maggior parte delle volte è semplice disinformazione o timore indotto da disinformazione.

        Usiamo il buon senso, come sempre, ma evitiamo allarmismi riguardanti la privatezza perché, per strada, siamo tutti facce anonime. Mi dispiacerebbe vedere foto e riprese televisive con le facce cancellate, come se il mondo fosse popolato di zombie; o, peggio ancora, solo foto di luoghi deserti…

        Se cerchi in rete troverai provvedimenti della cassazione e quant’altro, tipo quello di una madre che ha chiesto i danni perché suo figlio è stato paparazzato a fianco di un’attrice a seno nudo (foto pubblicata su una rivista). Direi che siamo in un ambito ben diverso dalle nostre foto artistiche o di “ricerca sociale”.

        E stiamo contenti perché in Francia hanno fatto ben di peggio. In un periodo in cui, a quanto pare, 250 milioni di foto vengono pubblicate ogni giorno su fb… E telecamere varie ci riprendono di continuo… Statisticamente, direi che è più facile venire denunciati per NON aver fatto una foto. 🙂

    • Certo diritto alla privacy e protezione del diritto d’autore sono cose (evidentemente) diverse.
      Ma se io pubblico il ritratto di una persone che prega, o che è in un letto di ospedale, o che compie un atto sessuale, oppure che partecipa attivamente ad una manifestazione politica, allora non c’entra la “protezione del ritratto” ma proprio la privacy. Perché sto rendendo pubblica un’informazione che per la normativa vigente è un dato sensibile poichè riguarda il credo religioso, o lo stato di salute, o le inclinazioni sessuali, o le idee politiche di quella persona. È il garante è molto “sensibile” al dato sensibile….
      Sempre su sito del garante si possono trovare ampie informazioni sulle limitazioni rigide alla foto di minori. Altrimenti i Tg non perderebbero tutto quel tempo a cancellare i visi dei bambini….
      Per quanto riguarda le esclusioni, non auguro a nessuno di trovarsi davanti ad un giudice che deve decidere se la nostra immagine ha davvero un valore culturale, scientifico o didattico. Sono concetti opinabili, non assoluti. Magari ci va fatta bene, magari no.
      Per tutto il resto, rimando a quanto ho scritto sopra: il buon senso è la miglio guida.

  7. Hi. I love your blog. In the UK it’s legal to photograph and publish pictures of anybody, including children, as long as they are not for commercial use. So magazine articles, blogs, newspapers are OK. This is as long as you do not harm the reputation of the people in the picture and the people were in a public space when photographed. I thought that was the same in the rest of Europe except Germany. Is it really true that in Italy, where children are so loved by everyone, you cannot publish an image of them? Thanks for following my blog by the way.

    • Hi, unfortunately in Italy we have to follow many rules on privacy, and it’s really difficult to publish without running into problems.
      The children then …. really complicated.
      Thanks to follow me! 😉

    • Hello. That is what many people – in Italy – believe, so you are going to get different answers. Basically, here it’s the same: you must not harm reputation or make commercial use without authorization (from the parents in case of children). Limitations exist in the journalistic activity, because you cannot show the face of a child who’s in any way related to a (crime) news event. That matter is not even regulated by a specific law, but by a “chart” (Carta di Treviso) signed by journalists.
      You know we tend to add complications to things just for the sake of it, so there are single sporadic cases where you may also find a grumpy “peace officer” and incur in problems, but the 1941’s copyright law is quite clear. What people tend to mix is indeed the 1941’s law with more recent privacy laws (and issues), that do not relate with artistic photography, and I am sorry to see that Sara got this stuff in the complicate way. It’s not.

      • Hello , I do not seem to complicate , you read the article ? The “privacy” is not so simple here, and it is not a matter of written rules . Try to take a picture of a child with his father behind , do two or three photographs , and let’s see what he will
        say ….

    • After a brief confrontation with Sara, here’s a tentative conclusion in English, let’s see if Sara is going to agree:
      It’s not actually forbidden to take photos of children in public spaces, nor it is to publish them if it’s not for commercial use. But we have a lot of people thinking it is forbidden, because they are concerned with privacy and safety, and are often misinformed. That’s why Sara writes you may run into problems: apart from physical confrontations, you may become involved in legal confrontations by (also) uninformed or partially informed officers. Laws are complicated.
      But we are talking of “extremes”. Usually, people confronted with a peaceful and friendly attitude will not cause any issue. Just stop taking photos of them (or their children) if they don’t want.
      We should, IMHO, spread the idea (fact) that an anonymous portrait, which does not give away adresses or other personal info, won’t harm anyone. At least until google will be able to recognize faces…
      As a notorious Italian internet expert (Mr. Soru) said, google knows things about me that even the Italian ministry of the interior cannot know, so all these privacy concerns about photography get a big “superfluous” sticker on them… 😉

  8. Sara, mi spiace. L’articolo l’ho letto e anche commentato tempo fa. II fatto che fotografando un bambino puoi incontrare un genitore scontroso che ti urla addosso non ha niente a che fare con il tema principale. La gente reagisce perché ha paura e perché le vengono ammannite falsità quotidianamente. Tenere la gente spaventata pare sia la principale attività… No, non è vietato fotografare bambini in spazi pubblici e non è vietato esporre foto di bambini a puro titolo artistico.

    • Ciao, Questo lo so benissimo, lo faccio di mestiere…le regole scritte sono una cosa, ma come le persone le interpretano e vivono un’altra…Quindi si, per la legge posso fotografare bambini semza pubblicarli per scopo di lucro, no, non posso girare e tentare di fotografare con l’ansia di essere presa a calci.
      In questo senso è complicato…e sta diventando sempre più difficile. Poi se ti denunciano, la spunti, ma perchè correre rischi (cosa che io faccio) ed essere sempre in tensione? Le regole le conosco, i fatti non corrispondono alle regole scritte. Baci! Ciao

  9. Ah, scusa, letto dopo: “not a matter of written rules”. Non confondo il buon vivere sociale e le buone maniere con le leggi. Se mi chiedono di non fotografare, non fotografo. Ma in spazio pubblico è mio diritto punto, e questo è stabilito dalla legge. Il papà o la mamma incazzosi non sono hanno voce in quello che si può o non si può fare legalmente.

  10. ciao non mi è chiara una cosa, ma se fotografo degli artisti di strada posso pubblicare le foto? intendo solo pubblicarle su fb o un sito senza scopo di lucro ma solo per un progetto fotografico magari. visto che è un evento pubblico anche se mi concentro sull’artista è violazione di privacy?

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