Musa consiglia: Meglio ladro che fotografo, di Ando Gilardi

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MEGLIO LADRO CHE FOTOGRAFO

tutto quello che dovreste sapere sulla fotografia ma preferirete non aver mai saputo

( Ando Gilardi )

L’autore, scomparso il 5 marzo di 3 anni fa, non le ha mai mandate a dire a nessuno e questo libro non fa nessuna eccezione
Scettico con i fotoamatori, arrabbiato con critici e accademici.
Interessante la teoria secondo la quale, il fotografo non fa la fato, ma la consuma; così come la “sveglia” rivolta ai critici..
Impostato sotto forma di dialogo (con una giovane fotografa), il discorso scivola senza ironico, dissacrante, irritante e Ando dimostra di amare tanto la fotografia, da riuscire a maltrattarla.
Pregiudizi e banalità vengono sciolti nello stesso acido che vede nascere le immagini dell’era argentica.
La poesia “non fotografare”, che Gilardi recita alla sua interlocutrice, è davvero un invito a lasciare le nostre fotocamere nel cassetto?
La seconda parte del libercolo, ripercorre la carriera di fotografo dell’autore, con una serie di immagini prodotte dagli anni ’50 in poi.

Note sull’autore: Ando Gilardi studioso di fotografia e fondatore della Fototeca Storica Nazionale. Ha lavorato a lungo come giornalista e fotoreporter. E’ stato per alcuni anni direttore tecnico di Popular Photography Italiana e tra i fondatori e condirettori di Photo 13. E’ autore di numerosi saggi e articoli. Per Bruno Mondadori ha pubblicato: Storia sociale della fotografia (2000), Storia della fotografia pornografica(2002) e Wanted! Storia, tecnica ed estetica della fotografia criminale, segnaletica e giudiziaria (2003).

di seguito vi lascio la poesia citata…a vostro uso e consumo

Non fotografare (poesia di Ando Gilardi)

Non fotografare gli straccioni, i senza lavoro, gli affamati. Non fotografare le prostitute, i mendicanti sui gradini delle chiese, i pensionati sulle panchine solitarie che aspettano la morte come un treno nella notte.
Non fotografare i neri umiliati, i giovani vittime della droga, gli alcolizzati che dormono i loro orribili sogni. La società gli ha già preso tutto, non prendergli anche la fotografia.
Non fotografare chi ha le manette ai polsi, quelli messi con le spalle al muro, quelli con le braccia alzate, perchè non possono respingerti. Non fotografare il suicida, l’omicida e la sua vittima. Non fotografare l’imputato dietro le sbarre, chi entra o esce di prigione, il condannato che va verso il patibolo.
Non fotografare il carceriere, il giudice e nessuno che indossi una toga o una divisa. Hanno già sopportato la violenza, non aggiungere la tua. Loro debbono usare la violenza, tu puoi farne a meno.
Non fotografare il malato di mente, il paralitico, i gobbi e gli storpi. Lascia in pace chi arranca con le stampelle e chi si ostina a salutare militarmente con l’eroico moncherino.
Non ritrarre un uomo solo perchè la sua testa è troppo grossa, o troppo piccola, o in qualche modo deforme. Non perseguitare con il flash la ragazza sfigurata dall’incidente, la vecchia mascherata dalle rughe, l’attrice imbruttita dal tempo. Per loro gli specchi sono un incubo, non aggiungervi le tue fotografie.
Non fotografare la madre dell’assassino, e nemmeno quella della vittima. Non fotografare i figli di chi ha ucciso l’amante e nemmeno gli orfani dell’amante. Non fotografare chi subì ingiuria: la ragazza violentata, il bambino percosso. Le peggiori infamie fotografiche si commettono nel nome del “diritto all’informazione”.
Se è davvero l’umana solidarietà quella che ti conduce a visitare l’ospizio dei vecchi, il manicomio, il carcere, provalo lasciando a casa la macchina fotografica.
Non fotografare chi fotografa: può darsi che soddisfi solo un bisogno naturale.
Come giudicheremmo un pittore in costume bohemien seduto con pennelli, tavolozza e cavalletto a fare un bel quadro davanti alla gabbia del condannato all’ergastolo, all’impiccato che dondola, alla puttana che trema di freddo, a un corpo lacerato che affiora dalle rovine?Perchè presumi che il costume da freelance, una borsa di accessori, tre macchine appese al collo e un flash sparato in faccia possano giustificarti?

4 pensieri su “Musa consiglia: Meglio ladro che fotografo, di Ando Gilardi

  1. Ciao Sara,
    ovviamente non ci conosciamo, ma seguo il tuo blog da un po’ di tempo ed è giunto il momento di ringraziarti, per quello che pubblichi giornalmente e, come oggi, per quello che consigli.
    Avevo già letto la poesia di Ando Gilardi, ti lascia sempre senza parole, quasi verrebbe da chiedersi cos’altro fotografare, ma poi pensandoci, abbiamo sempre mille progetti possibili intorno a noi e basterebbe dedicarci un po’ di buon tempo in più.
    Mi sarebbe piaciuto porre una domanda al maestro Ando, del tipo cosa ne pensa della fotografia digitale di massa, ma non si può più, purtroppo.
    Ancora un grazie, non smettere mai di trasmettere la tua passione, stai facendo un ottimo lavoro.
    Un abbraccio sincero.
    Mirco.

  2. Quando ho letto questo libro ne sono rimasto affascinato. Ho ritrovato tutti i concetti che cerco di raccontare ai ragazzi nei laboratori di educazione all’immagine.
    Ogni pagina e’ uno spunto di riflessione!
    Fantastico!

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