In breve, come si giudica una fotografia?

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Questo post nasce in seguito ad un commento sgarbato di un lettore su FB, il quale sosteneva che ci sono stronzi che giudicano le immagini male perché sono stronzi, senza considerare che, in qualche caso le nostre fotografie fan cagare, e mi ci metto pure io tra quelli che possono produrre immagini di merda.

Tengo numerose letture porfolio in giro per l’Italia, mi sono accorta che, molto velocemtente, e intendo in tre o quattro secondi, gli elementi che guardo sono sempre gli stessi.
Ecco qui le principali caratteristiche (non in ordine di importanza) che si guardano in una fotografia per giudicarla:

Dal punto di vista estetico:
Composizione. Si controllano elementi grafici, rapporto tra figura e sfondo, rapporto tra i pesi cromatici, bilanciamento degli elementi all’interno dell’immagine insomma…
Luce. Importantissima. L’illuminazione influenza la composizione, il fuoco, e le impostazioni poste in atto per ricreare l’immagine. Dalla luce dipende l’atmosfera della fotografia. Se la luce fa schifo, la foto fa schifo, a meno che la potenza del contenuto dell’immagine sovrasti l’importanza dell’illuminazione.
Tecnica. Utilizzo degli elementi tecnici per riprodurre il vostro soggetto. Esposizione, profondità di campo, ottica etc. etc.

Dal punto di vista del contenuto:
Messaggio. L’immagine ci dice quanto fosse nelle intenzioni del fotografo? L’immagine è funzionale allo svolgimento della “storia” che stiamo raccontando? Esprime il giusto concetto?
Attimo. La scelta del fotografo avviene per un determinato attimo. E’ l’attimo corretto? E’ il momento chiave?
Emozione. Il sentimento nel quale ci immedesimiamo è quello che il fotografo avrebbe sperato?

So che è breve quello che ho scritto e che sono stati scritti trattati interi su queste cose, so anche che se scrivo di più vi stancate e mi mandate a quel paese, spero questi siano spunti interessanti, per farvi ragionare sulle vostre immagini. Quindi rispondo alla persona che ha scritto: Il giudizio sulle fotografie delle persone, se dato professionalmente, sottostà a molte condizioni, come vedi e comunque diffidate sempre da chi, del vostro lavoro, dice semplicemente “Mi piace”, “Non mi piace”. Non serve a niente, né a chi giudica, né a chi viene giudicato.

Aggiugno anche un particolare fondamentale suggeritomi da Massimo Mazzoli.

Il lettore si approccia all’immagine o al portfolio di immagini con estrema serietà, attenzione e rispetto nei confronti dell’autore, se quest’ultimo ha la stessa disposizione d’animo l’incontro non potrà che essere fruttuoso.

Se secondo voi manca qualcosa, ditemi che aggiungo!!

Ciao

48 pensieri su “In breve, come si giudica una fotografia?

  1. Io scatto in un momento, in una situazione, mosso da una visione che “vedo”. So che voglio dire qualcosa con quello scatto e lo mostro per condividere l’emozione o la casualità della situazione dell’immagine. Sono un animale sociale e mi piace parlare di me, voglio essere compreso è considerato, mi piace il complimento.
    Ma…
    E se quello che dico non interessa? Se fosse banale?
    A volte abbiamo la prensunzzione di voler essere compresi, ma non è sempre così, mica tutti la pensano come me, no?
    Quindi, cari fotografi, scrittori, pittori e chiunque usi l’Arte per comunicare, presentiamoci con umiltà. Chi legge i nostri lavori critica per farci riflettere, esprime giudizi per metterci a confronto con chi la vede in modo diverso e le indicazioni che ci dà ci aiutano a “parlare” meglio e in modo comprensivo ai più. Chi ci legge non è la legge, non hanno la verità assoluta, ma, di fatto, loro hanno una esperienza riconosciuta in molti Paesi che hanno compreso i loro dialoghi di immagini. È indubbio che ne sappiano più di me è certo che il loro parere per me è importante è degno di ascolto. ATTENTO ASCOLTO.
    QUelli che oggi sono bravi hanno ascoltato e oggi sanno parlare tutte le lingue con una fotografia.
    Grazie Sara, e grazie ai lettori di portfolio.

  2. Ciao Sara,
    non sono sicuro che si possa sintetizzare la cosa in maniera così semplicistica e… “algoritmica”.
    Ho la sensazione che secondo le tue specifiche le foto di Daido Moriyama, per fare un esempio, sarebbero da buttare nel cesso, o no? 🙂
    Un abbraccio,
    Marco

    • No caro Marco…questo vale per la singola foto. Nel momento in cui si giudica il complesso lavoro di un autore, entrano in gioco messaggio e potenza delle fotografie, che sovrastano qualsiasi lettura tu voglia fare delle immagini. Quindi no.
      Non e’ affatto semplice quello che ho scritto e serve come spunto per capire quali sono gli elementi che vanno a concorrere per la lettura di una fotografia. L’ elenco e’ la base da cui partire. Ciao

  3. Mi considero un modestissimo apprendista fotoamatore…
    Per me le regole con cui va giudicata una foto sono:
    1) Wowww !
    2) Wow, wow, wow !
    3) un pò anche quelle che hai elencato…

    e tengo sempre presente il consiglio di un’amica mooolto più brava di me:
    se vuoi presentare la foto che piace a te, sai già che non vincerai il concorso…
    se vuoi vincere il concorso, presenta una foto che piaccia alla giuria…

  4. Ciao Sara, ti seguo spesso e ho un’appunto da farti su questo articolo. “Se la luce fa schifo, la foto fa schifo”
    Secondo me nessuna foto “fa schifo” magari non è all’altezza di una lettura o di un concorso, magari chi l’ha scattata era convinto ( oppure è stato convinto da tanti “mi piace” di parenti e familiari) che fosse talmente bella da potersi presentare a un concorso….
    A mio avviso non esiste la parola schifo o brutta ecc.. insomma, parole dispregiative su una fotografia o su un quadro proprio non le digerisco.
    Sarà che cerco sempre di capire perché un determinato soggetto ha realizzato quel tipo di immagine.. quindi non mi viene mai di offendere un’immagine anche se non mi lascia niente addosso.
    Credo che una lettura di un’immagine o addirittura di un porfolio sia molto difficile, molto soggettiva e cambia molto da lettore a lettore, comunque concordo pienamente con te quando dici che se la foto non dice niente o se non lancia nessun messaggio o emozione è una foto banale.
    P.S. complimenti per la foto dell’articolo.
    Ciao
    Piero Forconi

    • Ciao Piero, intanto grazie per essere intervenuto. In parte sono d’accordo con te. Forse non esistono fotografie che fanno schifo. Però ti faccio una domanda: quando una foto ha senso di essere scattata? Se scatto questa foto racconto una piccola “storia” che non è mai stata raccontata? Ho un modo di vedere che accresce la profondità di chi entrerà in contatto con il mio lavoro fotografico?
      Ogni volta che si scatta ci si dovrebbe fare queste domande. E’ vero, c’è chi scatta solo per il piacere di farlo, non per raccontare un fatto, in questo caso, probabilmente avrebbe anche meno senso una lettura portfolio. In sostanza, quando un autore diventa tale? Quando ha raccontato la vita per come lui la percepisce e nessuno, fino a quel momento aveva svelato quella particolare interpretazione. Noi, da fruitori, capiamo una cosa in più. A questo, secondo me, serve la fotografia. Ti ringrazio ancora, ciao

      • Ciao e grazie per la risposta.
        Concordo al 100% con la tua teoria, un autore diventa tale quando sente il bisogno di raccontare qualcosa e sopratutto riesce a raccontarla bene solamente con delle immagini e senza il bisogno di spiegarle.
        Il problema di tutte questa banalità fotografica che c’è in giro forse sono i social.
        Con l’avvento del digitale e infine con la pubblicazione su Facebook, molte persone che ricevono like da parenti e amici si sentono già fotografi scafati.
        Se siamo fortunati alcuni faranno qualche corso fotografico ma molti altri inizieranno a mettere la firma su tutte le loro foto, Photographer… ecc. e inizieranno il percorso dei concorsi e delle mostre. Se poi di queste foto dici che non ti piacciono perché non raccontano niente, non hanno basi per tenere insieme l’immagine, magari ti dicono anche che non ne capisci niente di arte.
        In poche parole, credo che quando facevamo meno foto, anche la foto banale di famiglia messa assieme alle altre, nel tempo raccontavano qualcosa, forse c’era intorno alla fotografia un momento “religioso” in cui il fotografo studiava l’inquadratura e insieme ai soggetti cercavano di far si che la foto risultasse perfetta
        Naturalmente questo discorso vale per coloro che con una reflex e qualche like credono già di essere dei “Photographer” 🙂

  5. Mi sembrano molto centrati i punti che hai riportato riguardo al giudizio di una fotografia: non è facile raggiungere una sentesi così comprensiva non correndo il rischio di perdersi nei rivoli di mille parole che intorpidiscono le acque invece di chiarirle.. sintesi che pur nelle poche parole non è generica e leggera ma investe una molteplicità di dimensioni e aspetti ..
    Ecco che allora la domanda che mi faccio é: una foto per avere una sua dignità di mostrarsi, deve necessariamente superare un certo livello in ognuno degli ambiti che ha orai evidenziato oppure è sufficiente che lo faccia anche solo per una parte?
    In particolare tutto l’ambito delle emozioni lo vedo molto precario, molto difficile da costringere in un linguaggio comprensibile e condiviso…Che ne dici?
    Bye

    • Ciao Franco, credo che gli ambiti che ho elencato, siamo presenti tutti in ogni foto. Magari sbagliati, ma tutti ci sono. La differenza, secondo me, sta per spingere ognuno di quegli elementi al suo limite, magari infrangendo più regole possibili (fotografiche, se così si possono definire) e ottenendo fotografie eccellenti. Per quanto riguarda il messaggio ho più dubbi. Cioè se pincopallo fa una foto a suo nipote, emoziona tantissimo…giusto? Ma chi sa usare le immagini ti emoziona e ti manda un messaggio a prescindere dal coinvolgimento col soggetto! Scusa se scrivo male, sono un po’ rintronata stamattina. Cosa dici?

    • Grazie, mi fai una cortesia ?
      Mi è partito due volte il commento, potresti cancellarne uno ?
      Buona domenica anche se è sabato.
      😉

  6. Ciao Sara, io aggiungerei un aspetto.
    Il lettore si approccia all’immagine o al portfolio di immagini con estrema serietà, attenzione e rispetto nei confronti dell’autore, se quest’ultimo ha la stessa disposizione d’animo l’incontro non potrà che essere fruttuoso.
    Quando già uno dei due soggetti contravviene a questa modalità ……

  7. Alessandro, sei sicuro di quello che dici ? Quando si parla di aspetti emozionali entrano in gioco componenti psicologici, sentimentali, mentali, umani quindi, che non si possono prevedere e che sono molto personali ed una foto , al pari di un quadro, di una scultura, di un film, di un reportage possono attivarli.
    Ti consiglio di andare a vedere ” il sale della terra ” il film su Salgado e poi mi dirai se non provi emozioni vedendo le sue immagini e se questo non avviene, vuol dire che tu potrai essere emozionabile da qualche altra immagine a patto che tu non sia un robot.
    Ciao Roberto

    • Roberto, le emozioni sono una cosa troppo soggettiva perché un “lettore” le possa “giudicare”. Quante probabilità ci sono che un portfolio di pura documentazione di un determinato territorio, magari sconosciuto al lettore, attivi in lui delle emozioni? Uno su mille? Mah!
      Il Sale della Terra l’ho visto: Wenders è un grande… 😉

    • Perché ammesso e non concesso che in una determinata immagine vi siano i presupposti per “lasciarsi emozionare” dal “messaggio”, poi non è detto che un lettore (o chi per lui) interpreti in modo conforme alle intenzioni dell’autore.
      Non voglio generalizzare, né affermare di essere del tutto contrario a questo tipo di uso della fotografia, ma attualmente c’è in giro troppa teoria e approssimazione e poca roba buona.

  8. Sono della convinzione che una foto debba essere composta sia fa un contenuto coinvolgente ed emozionale che esplode nella prina visione della stessa, ma anche di una composizione che risponda a delle regole o a delle non regole ricoscibi. Mi spiego meglio, come dico sempre, ad esempio anche a mia figlia, le regole “fotografiche”vanno sapute, usate ma poi superate, per cercare un’impronta propria. Il superamento di una regola, secondo me è la ceazione di un qualcosa che la “contesti” chiaramente, avendo la stessa potenza di trasmissione. Questo è il primo passo per un’unicità creativa. Quando mi avvicino ad una foto mi risulta automatico attendere la sensazione che mi deve dare, ma non posso evitare di annusare il come è stata eseguita, è come leggere un libro con una bella trama e non far caso alla forma lessicale della scrittura, il godere non è completo. La forma di fotografia che amo di più è il reportage e comunque la foto che rappresenta l’attimo, che non è uguale nè al precedente nè al successivo, tipologie molto presenti a Lucca photofestival. E forse in questi anni di visione lucchese, mi sono reso conto che, nella maggior parte è sempre presente una regola almeno di inquadratura, anche in quelle più dificili da realizzare per il contesto durante lo scatto. Questo mi ha fatto capire che le regole, una volta acquisite diventano un componente automatico dello scatto e l’elaborazione delle stesse, in quel momento, non è pensato ma è istintivo.

    • Giampaolo, grazie per questo intervento che mi ha aperto gli occhi su una cosa che, stupidamente, non avevo considerato, pur essendo più fotografa che altro. Hai ragione, io per ogni scatto faccio lo stesso ragionamento. Senza pensarci e quindi mi sembra naturale trasportarlo nella lettura di una foto. Grazie. Buonanotte

  9. Io mi permetterei di aggiungere: la foto che hai scattato possiede una qualche originalità/personalità o l’hai fatta sull’onda di ciò che pensi possa “funzionare”?
    Grazie per questo post breve e incisivo.

    • Ciao, questo è un discorso pericoloso! Ognuno crede che le proprie foto siano originali, mentre sono meno quelli che riescono a fare cose che sentono meno, ma riescono a funzionare. Anche se penso che scattare sull’onda del faccio quello che vince, porti poco lontano! Grazie mille ciao sara

  10. Mi pare che ci sia già molto, quasi tutto. Per ciò che mi riguarda sottolinerei che qualche volta i contenuti fanno passare in secondo piano la tecnica, che può anche non essere perfetta purché le foto siano di forte impatto emotivo. Aggiungerei anche la presentazione (la forma e il montaggio), che deve essere pulita ed efficace, non necessariamente dai costi milionari, anzi! Poi non troppe foto, non troppo poche, poche chiacchere, i presentatori prolissi qualche volta sminuiscono il valore delle immagini. Insomma equilibrio e spontaneità…
    Una personale riflessione: sappiamo bene che ogni lettore portfolio ha una cultura diversa, una formazione diversa, può essere che ci siano lettori ‘stronzi’, ma nella norma chi legge le foto di altri deve spogliarsi dei propri gusti fotografici, delle proprie idee su come dovrebbe essere svolto un certo progetto;
    E’ giusto quello che scrivi: l’autore ha raggiunto l’obiettivo che si era prefisso? ha espresso fotograficamente i propri sentimenti? Ci ha in qualche modo ‘toccato’ ? ha un suo stile?
    ciao
    Laura

    • Laura, grazie mille per il tuo intervento, tutto giusto quello che scrivi, che si riferisce più ad una lettura di un portfolio, piuttosto che alla lettura della singola fotografia. Magari mi metto a scrivere qualcosa sulle letture portfolio, che sono un po’ mal digerite ultimamente. Grazie ancora, ciao Sara

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  14. Penso che un parere professionale sia comunque valido anche se posto su Facebook piuttosto che………..

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